Fallimento Edimo, oggi il vertice con il curatore

Confronto a Palazzo Silone sulle prospettive occupazionali dei 115 lavoratori Forte tensione tra i dipendenti dell’azienda rimasti senza alcun reddito

L’AQUILA. Secondo tavolo istituzionale dedicato alla vertenza del gruppo Edimo. E questa volta ci sarà il curatore fallimentare Luigi Labonia.

Il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli ha convocato per oggi, alle 17,30, a Palazzo Silone, un nuovo incontro per il fare il punto della situazione in merito al fallimento della Edimo spa. Si tratta di un confronto importante, sollecitato dai sindacati, che vogliono risposte dal curatore fallimentare sulla sorte dei 115 lavoratori. Una delegazione di dipendenti presidierà la sede della Regione.

C’è forte tensione tra il personale, che ieri ha inscenato un sit-in davanti all’azienda, nel nucleo industriale di Poggio Picenze: la cassa integrazione è scaduta e i lavoratori sono senza alcun reddito. Spetta al curatore fallimentare, nominato dal tribunale di Roma il 17 febbraio scorso, chiarire quali prospettive ci sono per la Edimo spa specializzata in carpenteria e prefabbricati. Il patron del gruppo Carlo Taddei ha richiesto il ricorso al fitto di ramo d’azienda, in modo da far riprendere l’attività produttiva, salvaguardando i dipendenti e, come spiegato dallo stesso Taddei, «per dare continuità ai cantieri di prefabbricati e per iniziare le forniture dei lavori di ricostruzione dei sottoservizi dell’Aquila». Inoltre, per evitare l’effetto domino, è stata chiesta all’Inps l’attivazione della cassa integrazione ordinaria per la Taddei spa e la Em969, oltre al concordato in bianco.

Ma tutto è nella mani dell’avvocato Labonia, che nelle ultime settimane ha effettuato verifiche e sopralluoghi nel complesso industriale che ospita la holding. Operazioni preliminari, ma necessarie, per poter rispondere alle domande dei sindacati. Il curatore, secondo la proprietà, potrebbe anche stabilire modalità e tempistica sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali. La manifestazione di protesta di ieri è nata spontaneamente, su iniziativa di una cinquantina di persone che si sono riunite davanti ai cancelli della fabbrica, nonostante la pioggia, per poi raggiungere la sala mensa.

Toni preoccupati e volti tesi, tra chi in poco tempo si è ritrovato senza lavoro e senza reddito. E ci sono dipendenti che vantano anche diverse mensilità arretrate. Il gruppo Edimo, un colosso nelle grandi realizzazioni industriali, è entrato in una spirale negativa dopo il fallimento della holding, che controlla il 98% delle altre imprese, dove lavorano complessivamente 330 addetti, più gli 800 dell’indotto.

Un epilogo che sarebbe stato causato, ha più volte rimarcato Taddei, «da una cifra irrisoria di 48mila euro, che non è dipeso dalla nostra volontà, ma è conseguenza di un incidente, giunto in un momento in cui stavamo producendo il massimo sforzo per uscire dalla crisi europea e locale che dura da anni. La situazione che si è venuta a creare ci impone di ottimizzare le risorse per riprendere al più presto l’attività e ogni azione», ha affermato Taddei nei giorni scorsi, «è finalizzata a porre le basi per la rinascita. Ciò al fine di salvaguardare posti di lavoro e commesse e tenere fede agli impegni presi con i fornitori».

Romana Scopano

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