Lotta allo spaccio

Finti braccianti nel Fucino distributori della cocaina 

Cinque misure cautelari a Celano, altre due a settembre tra Avezzano e L’Aquila: adesso l’indagine si sposta a Sulmona. I dettagli in un’agenda sequestrata

CELANO. Si facevano di cocaina e si mettevano al volante delle auto. Persone di tutte le estrazioni sociali, non solo giovanissimi. È uno dei particolari emerso nel corso dell’operazione che all’alba di ieri ha portato i carabinieri della compagnia dell’Aquila, in collaborazione con quelli di Avezzano, a eseguire cinque misure cautelari. Provvedimenti emessi dal gip del tribunale marsicano su richiesta del pm Lara Seccacini. Si tratta di marocchini residenti a Celano. Hammadi Azrouri, 57 anni, detto “Baffo”, e Nourredine Bouam, 31enne, sono finiti ai domiciliari. Obbligo di dimora con divieto di uscire dalle 20 alle 7 per i connazionali Ahmed Bouam, 27enne, e Said Ezrouri, 26. Dovrà presentarsi quotidianamente a firmare nella stazione dei carabinieri, invece, il 26enne Reddouane Abbaoui. Gli arresti riguardano uno stralcio, trasmesso per competenza territoriale ad Avezzano, di un’attività più ampia iniziata sotto la direzione del pm dell’Aquila, Simonetta Ciccarelli.

L’attività d’indagine, svolta tra settembre e dicembre 2016 dai militari del nucleo operativo e radiomobile dell’Aquila agli ordini del tenente Maximiliano Papale, si è avvalsa di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali e ha permesso di individuare un sodalizio criminale, composto per lo più da soggetti di etnia albanese e marocchina, che operava nella provincia aquilana. Lo stupefacente, una volta arrivato ad Avezzano, veniva distribuito nel resto della Marsica e nel capoluogo. L’attività d’indagine ha consentito di rilevare numerosi punti di contatto anche con soggetti dediti allo spaccio di stupefacente nel sulmonese, nonché collegamenti tra le piazze di Avezzano e Celano. Proprio a Celano veniva individuato un ulteriore sodalizio criminale dedito allo spaccio di cocaina gestito interamente da marocchini. Non a caso il nome scelto per l’operazione è “Terra di mezzo”, a indicare la posizione geografica della provincia aquilana ricompresa tra quelle di Pescara e Roma, nelle quali sono stati individuati due distinti canali di approvvigionamento dello stupefacente (anch’essi gestiti da soggetti di etnia albanese), che venivano scelti alternativamente dagli indagati per rimpinguare le scorte da destinare alla piazza aquilana e marsicana. L’indagine già il 18 settembre scorso ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di un albanese e di un aquilano, Engjellush Bonjakaj, alias Angelo Xhaferaj, di 46 anni, residente ad Avezzano, e Roberto Biasini, di 40 anni. Un altro italiano e un secondo albanese sono stati denunciati. Droga destinata anche a vip dell’Aquila. Nei confronti dei 9 indagati si ipotizzano venti capi d’imputazione tra spaccio e detenzione ai fini di spaccio continuata e in concorso di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini è stata sequestrata anche un’agendina con appunti ritenuti «interessanti» dagli investigatori. Ricostruito inoltre il modo col quale avveniva lo spaccio. Il peso medio della singola dose già confezionata era di circa 0.40 grammi, venduta agli assuntori a un prezzo che variava dai 40 ai 50 euro. La droga arrivava ad Avezzano da Roma o dalla provincia di Pescara in quantitativi variabili dai cinque etti a oltre un chilo per volta, per poi essere ceduta ai primi pusher della catena in quantitativi variabili dai 50 ai 100 grammi. Del tutto autonomo, invece, il sodalizio di Celano composto da marocchini, arrivati in Italia per fare i braccianti nel Fucino. Lo spaccio, preceduto da contatti telefonici, avveniva nel centro storico di Celano. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Compagnia dell’Aquila coordinata dal capitano Francesco Nacca. I cinque sono difesi dagli avvocati Mauro Ceci, Luca e Pasquale Motta. Durante le fasi dell’arresto ha bussato alla porta dell’abitazione di uno degli indagati un probabile acquirente trovato in possesso di 2.350 euro in contanti. La somma è stata sequestrata e sono in corso indagini sul ruolo avuto dallo “sfortunato” che si è imbattuto nei carabinieri.
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