Fondi sisma non dovuti, denunciato

Nei guai un aquilano che ha ottenuto il contributo per ristrutturare un edificio. Sequestrati beni per 250mila euro
L’AQUILA. Dopo l’architetto e il medico, il commissario capo della Forestale e l’impiegato, spunta anche l’odontotecnico, nella lista dei proprietari di immobili che hanno percepito indebitamente soldi dello Stato. Questa volta a finire nei guai per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato è F.A., classe 1972, originario della frazione di Collemare.
Gli uomini della Forestale ieri mattina gli hanno sequestrato 250mila euro di beni equivalenti, per avere ricostruito una sua abitazione acquistata prima del terremoto in località Vascapenta a Gignano, recuperata con il contributo per la ricostruzione privata pur non avendone i requisiti. L’uomo, infatti, secondo l’accusa, avrebbe dichiarato l’immobile come prima casa attestando di viverci stabilmente, nonostante così non fosse. L’indagine, coordinata dai pubblici ministeri Simonetta Ciccarelli e Fabio Picuti, va avanti da alcuni mesi ed è stata curata dal nucleo di polizia giudiziaria della procura del corpo Forestale, nell’ambito di un filone d’inchiesta più vasto, che interessa tutte le domande presentate al Comune dell’Aquila per la ricostruzione e per la percezione di contributi di vario genere (da quello per l’autonoma sistemazione a quello per la ricostruzione della propria abitazione o per l’acquisto di quella sostitutiva).
La settimana scorsa l’indagine ha portato al sequestro di beni per oltre 720mila euro a carico di tre persone, indagate per motivi analoghi. L’indagine attuale vede impegnati uomini della Forestale, della municipale e della Finanza appartenenti al Gruppo investigativo per la ricostruzione aquilana, che hanno anche intrecciato le informazioni contenute nelle banche dati del Centro Crasi. Indagine che promette di far emergere, nelle prossime settimane, ancora molti casi di percezione indebita più o meno consistenti.
Gli uomini della Forestale, coadiuvati dalla Finanza, hanno dato esecuzione ai decreti di sequestro dei conti correnti intestati all’indagato e degli immobili a lui riferibili per un totale di circa 250mila euro.
Le autorità hanno comunque concesso la facoltà d’uso dell’abitazione di Gignano al proprietario che può, dunque, continuare ad abitarci, ma non potrà venderla né affittarla. Non solo, sono stati scandagliati i conti correnti e i movimenti finanziari di F.A. (raggiunto dall’avviso di conclusione delle indagini all’ora di pranzo di ieri), tra cui quello vincolato e dedicato alla ricostruzione aperto in una filiale aquilana della banca Carichieti.
Marianna Gianforte
©RIPRODUZIONE RISERVATA