Gli aquilani indignati: nessuna vendetta

Frasi-choc, reazioni a raffica. Un genitore: adesso vorrei guardarlo negli occhi

L'AQUILA. Indignati. Arrabbiati. Inorriditi. Senza parole. Eccoli, gli aquilani, che hanno ancora nelle orecchie le frasi-choc del premier Berlusconi che dopo averli visitati trenta volte in pochi mesi li ha chiamati potenziali sparatori, gente fragile, dalle menti sconvolte. Ondata di riprovazione per le dichiarazioni che, dal sito del Centro fanno il giro della città e rimbalzano ovunque anche attraverso Facebook e Sms. Un genitore senza più figli risponde: «Voglio guardarlo in faccia».

«IO SONO QUA».
«Io sono qua. La risposta alle polemiche sono questi bimbi che mi abbracciano». Guido Bertolaso ignora il divieto di Berlusconi parlando a Coppito. Poi, a margine: «Le parole di Berlusconi sono un segno di attenzione nei confronti della Protezione civile. Io sto qui, ci sono stato e ci sarò ancora». Avvistata in città anche la dirigente Giuseppina Manenti che ha parlato col presidente della Corte d'Appello Giovanni Canzio dei problemi logistici della cittadella giudiziaria.

LE REAZIONI.
Valanga di reazioni alle parole del premier. Dai messaggi sul sito Internet alle telefonate al Centro: l'indignazione degli aquilani è unanime.

CIALENTE.
«Non so proprio come si possano dire certe cose... sono sconcertato», dice il sindaco Massimo Cialente. «È vero che all'Aquila l'aria è tesa, ma per via delle tasse. Menti fragili non ce ne sono, ma gente nervosa sì. Al più presto inviterò Berlusconi per parlare di queste cose. C'è grande riconoscenza per la Protezione civile, specie per i 17mila volontari che ci sono stati vicini per mesi».

ROSSINI. «Non entro in polemica. Continuiamo a lavorare come al solito bene, velocemente e rispettando le leggi», dice il procuratore della Repubblica Alfredo Rossini.
3 E 32. «Rassicuriamo il presidente del Consiglio: nessun volontario della Protezione civile verrà mai toccato da atti di violenza». Così Alessandro Gioia del comitato «3e32». «Gli aquilani sapevano già da tempo che c'era stato un mancato allarme, questi avvisi in sostanza non cambiano nulla. Noi, a differenza del premier, confidiamo nel lavoro della magistratura».

MASCITELLI. «Come sempre Berlusconi, pur di proteggere se stesso e i suoi indifendibili uomini, attacca magistrati e giornalisti. È patetico». Lo afferma il senatore dell'Idv Alfonso Mascitelli.

LEGNINI. Così il senatore Giovanni Legnini: «Parole di una gravità inaudita. Un'offesa agli abruzzesi indicati come facinorosi. Incredibile che ci sia un presidente del Consiglio che ordina a funzionari pubblici di non fare il proprio dovere».

DEL CORVO.
«Invito il presidente Berlusconi a non abbandonare il territorio aquilano e i cittadini che lo vivono; abbiamo bisogno di un progetto politico condiviso che coinvolga le migliori energie locali nella nobile finalità della ripartenza dell'Aquila». Così il presidente della Provincia Antonio Del Corvo (Pdl). «Per ricostruire L'Aquila occorre fare squadra e non tirare i sassi tutti i giorni, come fanno gli esponenti della sinistra. Il tempo che impieghiamo nelle polemiche inutili è tempo perso».

PEZZOPANE. La vicepresidente del consiglio provinciale parla di «dichiarazioni gravissime». «Siamo inorriditi. Passate le elezioni Provinciali il governo è scomparso dall'Aquila lasciandola in condizioni difficilissime e con tasse da pagare vecchie e nuove entro la fine di questo mese. Offensiva, allucinante, irrispettosa la dichiarazione che paventa rischi per la Protezione civile».

PICCONE.
«Come al solito la sinistra cerca di deformare il pensiero del presidente del Consiglio», dice il coordinatore Pdl Filippo Piccone. «Il cinismo della sinistra è tale da non voler riconoscere il puntuale e indispensabile lavoro messo in atto da questo governo sin dall'emergenza e ogni occasione è buona per scatenare una rissa mediatica che non porta a nulla».

FAMILIARI VITTIME.
«Bisogna rispondere, ma con le dovute maniere», scrive il comitato familiari vittime Casa dello studente. «È questa la prima cosa che ci siamo detti. Noi, che abbiamo perso tutto, che non avremo più un futuro perché la morte di un figlio azzera ogni prospettiva, siamo stati e siamo capaci di autocontrollo e di rispetto. Due atteggiamenti che hanno scandito il nostro percorso di dolore, la nostra richiesta di giustizia. Non si può che gridare Vergogna. E non si può non pensare che, magari, ci troviamo di fronte a un gioco sporco, che si fa beffe anche dell'etica istituzionale: utilizzare pretesti, calunnie e sospetti per abbandonare L'Aquila al suo destino. Ma sarebbe troppo e drammaticamente triste, poiché significherebbe usare il nostro dolore. Berlusconi farebbe bene a leggere la lettera che Bertolaso, il 5 luglio 2009, inviò a Sergio Bianchi, padre di Nicola, nella quale, al disperato grido di dolore, risponde: "I morti potevano non esserci e soprattutto essere molto meno tra i giovani. Confido in coloro che devono, per loro compito, individuare responsabilità personali dirette, omissioni dolose, irresponsabilità colpevoli, perché è giusto che non si chiami disgrazia o fatalità ciò che poteva essere evitato, ma accetto di essere parte di una classe dirigente che, nel suo insieme, non ha saputo fare ciò che era possibile per evitare lutti e dolori a tante, troppe persone". Gli sfugge un dettaglio: gran parte degli studenti che hanno perso la vita erano dei "fuori sede". Cosa farà? Richiamerà la Protezione Civile anche da Basilicata, Puglia, Campania, Lazio?

ACERBO.
«L'unico che spara è Berlusconi», dice Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista). «Gli aquilani hanno manifestato con le carriole non con i fucili. All'Aquila non si sente in giro odore di polvere da sparo, ma in compenso sono ancor ben visibili i cumuli di macerie nonostante i proclami del ministro Prestigiacomo. Berlusconi offende le famiglie delle vittime e una comunità intera».

VITTORINI E CINQUE. I medici Vincenzo Vittorini e Massimo Cinque, cui il sisma ha tolto le famiglie e che hanno creato una fondazione «affinché da una tragedia rinasca la vita», sono indignati. «Sono arrabbiato come non mai», dice Vittorini. «Non può un premier esprimere giudizi lesivi di un'intera comunità e di una parte di essa colpita in maniera estremamente violenta sia dalle parole sia dal terremoto. Ma non abbiamo alcun risentimento: la migliore risposta è il nostro progetto per favorire l'unione della nostra comunità». Massimo Cinque: «Vorrei incontrarlo faccia a faccia per fargli vedere che non sono io a essere fuori di testa».

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