Gli avvocati aquilani: la Corte d’appello deve restare nel capoluogo

Appello per l’adozione di tutte le iniziative opportune, a cominciare dalla convocazione di un consiglio comunale aperto, per scongiurare il trasferimento a Pescara

L’AQUILA. «La richiesta del trasferimento della Corte d’appello a Pescara formulata, attraverso un ordine del giorno, dal consiglio comunale di quella stessa città, sconcerta per due ordini di motivi». Ad affermarlo è il presidente dell’Ordine degli avvocati Carlo Peretti.

«Intanto», spiega, «perché l’iniziativa è stata promossa quando con tanti sforzi e impegno partecipato per la difesa dell’intero territorio abruzzese è appena stato evitato l’accorpamento degli uffici della Corte d’appello dell’Aquila con altre sedi distrettuali come le Marche, l’Umbria e il Molise, ma, particolarmente, perché sostenuta durante una difficilissima fase storica che sta vivendo la città dell’Aquila, martoriata dall'immane tragedia del sisma del 2009. Ed allora è bene subito ricordare e chiarire che la prima concreta risposta per la ripresa dell’Aquila è stata l’immediata ricostruzione del palazzo della Corte di appello per condivisione comune di tutti gli organi dello Stato che, uniti alla magistratura e all’avvocatura, hanno voluto che la Corte dell’Aquila dovesse subito ripartire. La Corte di appello ha dunque sede in un nuovo palazzo, realizzato in appena sei mesi. Se la logica dei numeri deve prevalere», aggiunge, «è bene conoscere compiutamente quelli riportati nella relazione del presidente della Corte d’appello dell’Aquila in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 dove è dato rilevare la sensibile diminuzione dei flussi dei giudizi in entrata (da 3905 a 3629, pari a -7%) con l’evidenza che il numero dei contenziosi attuali sono analoghi o sovrapponibili agli anni passati. Il riferimento, poi, alla grande distanza che divide L’Aquila da Pescara, in una Regione che conta una popolazione di 1.300.000 abitanti è del tutto fuori luogo e fuorviante, non tanto per gli attuali mezzi di trasporto, ma per l’operatività del processo civile telematico che obbliga, ormai, l’invio degli atti e dei documenti agli uffici delle cancellerie dei Tribunali e delle Corti di appello da parte degli avvocati esclusivamente per via telematica. Tutto questo dovendo sottolineare anche la disponibilità degli avvocati aquilani a svolgere senza condizioni tanta attività professionale in favore dei colleghi degli altri Fori, sostituiti sovente in udienza. Per giunta, la semplicistica operazione di raffronto tra le diverse aree della stessa regione, non solo è impropria, ma anche improvvida perché mina l’unità di un intero territorio regionale».

Da qui l’appello di Peretti alle istituzioni comunali, provinciali e regionali «per l’adozione di tutte le iniziative opportune, a cominciare dalla convocazione di un consiglio comunale aperto».

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