Grande Fratello all’Aquila, il racconto di un inquilino al Centro: «Costretti a vivere nel terrore»

6 Novembre 2025

La rivelazione dell’uomo: «Il palazzo è ormai vuoto, temiamo la diffusione dei video». Solo qualche giorno fa il proprietario ha tentato di affittare un altro appartamento

L’AQUILA. Incontriamo uno degli inquilini – ormai ex – del condominio spiato con le microcamere nascoste in bagni e camere mentre entra con un grande scatolone che quasi gli copre il volto. Si infila nel portone di questo anonimo palazzo giallo paglierino che è diventato famoso in tutta Italia per essere stato trasformato, all’insaputa degli affittuari, nel set di un grande reality occulto. Sta prendendo le ultime cose prima di lasciare la casa. «Per favore, non riprenda» dice, prima di sparire, preoccupato di subire un’altra, ulteriore, violazione della sua sfera privata. Ovviamente non avverrà.

Lo aspettiamo qualche minuto e quando esce accetta di farsi accompagnare all’auto e di raccontare il suo incubo, in chiave assolutamente anonima e senza fornire dettagli che possano identificarlo. «Sono estremamente turbato» confessa, quasi con timore. «Pensi, solo qualche giorno fa lui (il 56enne finito sotto indagine, proprietario dell’immobile, ndr) ha provato ad affittare uno degli appartamenti, lo ha fatto anche pulire. Quando sono arrivati i potenziali inquilini gli ha spiegato cosa era accaduto, dicendo che “adesso è tutto a posto”». Qui, ora, chi è rimasto? «Pochissime persone e chi c’è è solo in attesa di trovare un’altra sistemazione. D’altronde non potrebbe essere diversamente. Sono uscite tante cose non perfettamente rispondenti al vero in questi giorni: qui c’erano soprattutto professionisti».

Persone assolutamente sconvolte. «C’è una ragazza che fa fatica persino a uscire di casa per paura di essere immortalata, sono tutti terrorizzati». Lui, il ragazzo, ha vissuto qui un paio d’anni, insieme alla sua compagna. E racconta un particolare certamente singolare. «Nel momento di prendere possesso dell’abitazione ci ha fatto attendere una decina di giorni: ecco, alla luce di quello che è successo, penso che lo abbia fatto per “sistemare” le cose». Dove per “sistemare le cose” si intende attrezzare il suo personalissimo “Grande fratello”. «Io avevo la telecamera solo in bagno, almeno questo è quello che è stato accertato. Ma pochi giorni fa ho nuovamente contattato le forze dell’ordine perché mi sono accorto di altri “attacchi” strani in casa».

Un sistema sofisticato o facilmente realizzabile? «Nella mia abitazione c’era una delle microcamere meglio nascoste, sono stati fatti degli “infilaggi” (connessioni aggiuntive clandestine, ndr) che richiedono comunque alcune competenze. E poi c’è la questione del Wi-Fi, sostanzialmente unico, che copriva quasi tutto il condominio. Tutto fa pensare a un disegno preordinato». Il timore, neanche a dirlo, è quello che le immagini possano essere finite chissà dove: «Certo, soprattutto le ragazze che hanno vissuto sono sconvolte. Bisogna vedere cosa emergerà, se esistono registrazioni su Cloud o supporti». Anche il “reclutamento” degli inquilini, a detta di questo ragazzo, lascerebbe pensare a qualcosa di preciso. «Preferire le ragazze significa in qualche modo “approfittare” delle loro fragilità. Se si rompe qualcosa in casa un uomo più facilmente è propenso a fare da sé, a smontare un elettrodomestico o una lampadina. Se succede a una donna magari chiama il proprietario».

Vuol dire che l’uomo aveva accesso libero alle abitazioni? «Sì, certo. Anche pochi giorni prima che esplodesse il caso lo ha fatto. Ma poi, ovviamente, non possiamo sapere se lo facesse anche in assenza degli inquilini. D’altronde aveva le nostre informazioni». E poi c’era un altro fattore, singolarmente allettante. «I prezzi che lui proponeva erano più bassi rispetto alla media, questo invogliava». Ora questo giovane ha deciso, come altri, di andare via. «Avevo la possibilità di restare un altro anno, ma questa situazione ha accelerato la decisione di trovare un’altra sistemazione. Qui non stiamo bene». Restano, nella mente e nel cuore, tanti dubbi. «Vorrei solo che si facesse giustizia perché nessun eventuale risarcimento potrebbe mai essere sufficiente per chiudere un trauma del genere».

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