Grandi Rischi, no alle archiviazioni

Decine le parti offese che si sono opposte all'estromissione dal processo

L'AQUILA. Sono decine, più di quante ci si attendeva, le parti civili che escluse dal procedimento sulla commissione Grandi Rischi hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione. Tra loro familiari di molti studenti morti e di vittime di Paganica e Onna. Inoltre hanno fatto ricorso opposizione alla richiesta di archiviazione del pm anche molte persone, della provincia di Pescara e del Chietino i cui familiari, per lo più studenti universitari, sono morti all'Aquila. Ci sono poi anche dei ricorrenti che non hanno ricevuto lutti dal sisma ma che comunque hanno ritenuto di entrare nel procedimento diretto, tra questi anche un avvocato aquilano.

La decisione verrà presa in una udienza dal giudice per le indagini preliminari il 2 febbraio 2011 Marco Billi. Questi in sostanza deve verificare se queste persone decedute sotto le macerie (foto) decisero di restare nelle loro case per via delle indicazioni date dalla Commissione Grandi Rischi. Per la procura non è così visto che non sarebbero stata portate prove che andassero al di là di considerazioni di ordine logico ma il giudice potrebbe decidere in modo diverso. Almeno per qualcuno. Resta un fatto positivo per i ricorrenti che il giudice non ha archiviato subito, come era nelle sue facoltà, ma ha concesso la possibilità agli interessati di far valere le proprie ragioni con delle argomentazioni che gli avvocati produrranno.

In questo filone di indagine satellite, anche se autonomo e destinato a confluire in quella principale, sono coinvolti con una richiesta di archiviazione gli stessi indagati del procedimento principale la cui prossima udienza è fissata alla fine di febbraio 2011. Si tratta dei componenti della commissione che si riunì il 31 marzo 2009: Bernardo De Bernardinis, Franco Barberi, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce. Essi sono imputati nel procediemento principale di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Intanto nei giorni scorsi sono stati notificati gli avvisi di garanzia per il crollo di un edificio in via Poggio Santa Maria dove sono morte 15 persone. Come in parecchie indagini sui condomini realizzati negli anni sessanta anche in questo caso i presunti responsabili della tragedia sono tutti morti tranne uno. Si tratta di un uomo di 94 anni, Luigi Marrone di Scoppito il quale all'epoca era soltanto il committente e intestatario della concessione edilizia. Secondo accuse ancora tutte da dimostrare l'edificio, che aveva cinque piani, sarebbe stato realizzato in difformità con le autorizzazioni concesse. Sempre gli investigatori avrebbero ritrovato delle difformità sulle realizzazioni di una scala interna e la presenza di corpi aggiuntivi non previsti nel processo iniziale.

Sta di fatto che il condominio implose a fronte di quindici morti ci furono anche cinque superstiti. Tra questi una studentessa riminese di 20 anni Eleonora Calesini, che fu estratta viva dopo quasi due giorni dal crollo. L'indagato per omicidio colposo plurimo, che è assistito dagli avvocati Ernesto Venta e Massimiliano Venta, ora dovra presentare alla procura tramite i legali, le controdeduzioni alle imputazioni. Fermo restando che l'anziano indagato è l'unico che, paradossalmente, non ha avuto parte attiva nella reale costruzione del manufatto che comunque era in cemento armato. Dunque, secondo i periti, soltanto una costruzione fatta non a regola d'arte poteva far crollare un edificio che nelle normali condizioni avrebbe potuto reggere al sisma. In realtà la procura ha «indagato» anche le cinque persone decedute ma si tratta di un atto che nella sostanza non ha valore penale ma ha un peso solo a fine risarcitorio.

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