I sindacati: i contratti dei precari Asl vanno prorogati

L’AQUILA. «Il 30 giugno scadranno 320 contratti a tempo determinato all’Asl dell’Aquila per diverse figure professionali: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici di laboratorio e...

L’AQUILA. «Il 30 giugno scadranno 320 contratti a tempo determinato all’Asl dell’Aquila per diverse figure professionali: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici di laboratorio e radiologia. Chiediamo l’immediata proroga, fino a dicembre, di tutti i rapporti di lavoro precari, per evitare il blocco di alcuni servizi fondamentali negli ospedali della provincia e garantire i livelli minimi di assistenza». A lanciare l’allarme sono Gianfranco Giorgi (Fp-Cisl), Antonio Ginnetti (Fp-Uil) e Claudio Incorvati (Fials): «La Regione, a febbraio scorso, ha emanato un decreto che prevede la riduzione del 50% della spesa per la gestione del personale precario delle Asl prendendo, come riferimento, la quota relativa al 2009, anno in cui a causa del terremoto l’ospedale dell’Aquila ha lavorato a ritmi ridotti, quindi con un numero limitato di dipendenti. Tale quota inferiore», spiegano Giorgi, Ginnetti e Incorvati, «ha di fatto falsato quelle che sono le reali esigenze e la spesa per il personale a tempo determinato. Problema che si acuisce in vista della prossima scadenza dei contratti che, se non rinnovati, comporteranno una paralisi totale di molte attività ospedaliere fondamentali». Cisl, Uil e Fials sollecitano l’Asl «a non aspettare l’ultimo momento, ma a provvedere per tempo al rinnovo dei contratti a termine, almeno fino a dicembre, per poter avviare nel frattempo le procedure concorsuali già approvate dalla Regione e il processo di stabilizzazione previsto dalla normativa in vigore». «Il problema non è di poco conto», sottolineano i sindacalisti, «in quanto la perdita di oltre 300 lavoratori a termine provocherebbe l’aggravarsi di una situazione già difficile per la copertura dei turni e la fruizione di riposi e ferie da parte dei lavoratori. La carenza di personale», concludono, «rischia di creare gravi disservizi all’assistenza al cittadino colpendo reparti nevralgici quali pronto soccorso, terapia intensiva, chirurgia, dipartimento pediatrico, diagnostica per immagini, già sotto organico».

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