Il Comune alla Caritas: attacco fuori luogo

Secca replica a monsignor Nozza: i soldi vanno spesi per interventi utili e concordati

L'AQUILA. «Un attacco durissimo al Comune, uno sfregio alla città davvero incomprensibile. Siano molto sorpresi e amareggiati». Così il sindaco Massimo Cialente ha esordito nella conferenza stampa convocata per rispondere «colpo su colpo» al direttore della Caritas, monsignor Vittorio Nozza, che - in un'intervista a Famiglia Cristiana - ha accusato il Comune di ostacolare la realizzazione di progetti per 34 milioni di euro. Soldi raccolti dalla Caritas per i terremotati.

Cialente, affiancato dagli assessori Stefania Pezzopane e Pietro Di Stefano, ha parlato di un danno di immagine gravissimo per la città. «Monsignor Nozza evidentemente è stato male informato. Qui non c'è litigiosità e nessuno ha le idee confuse. La Caritas mesi fa ha presentato un programma contenente 17 interventi da realizzare su aree (tutte non edificabili) di proprietà della Curia. Noi abbiamo detto e ribadito che tutti i nuovi interventi dovranno essere definitivi e, dunque, rispondenti a un disegno urbanistico e sociale. L'esigenza è quella di dire stop alla città temporanea. La fase dell'emergenza è stata eterodiretta e la stessa cosa si sta verificando per la ricostruzione. Non c'è un aquilano tra chi è deputato a decidere cosa fare. Ma L'Aquila non è Kabul e non è neppure una delle tante missioni in Africa. L'Aquila è una città bella e dignitosa. E soprattutto capace di fare le sue scelte. I soldi della solidarietà vanno spesi per cose utili e definitive e cosa serve alla città lo sanno solo gli aquilani. Il peccato d'origine è quello della governance eterodiretta. E non vorrei che anche questo intervento del direttore della Caritas rientrasse in questa logica. Noi non siamo padroni di ricostruire il centro storico e neppure le periferie. In questo momento L'Aquila non deve parlare e chi lo fa viene tacciato di essere "cretino"».

Cialente ha poi spiegato, senza nascondere la sua irritazione, «di avere indicato alla Caritas una serie di priorità. Sono quelle contenute nel nostro Piano sociale: la Caritas deve solo decidere su quali di quei progetti (in gran parte destinati alle new town) impegnare i soldi che gli italiani hanno donato».

«Nella prima fase emergenziale» ha aggiunto l'assessore Pietro Di Stefano, «la Caritas ha concordato con noi la realizzazione di alcune strutture provvisorie. Poi ci è stato proposto un piano per la realizzazione di 17 progetti su aree (agricole, verdi o di rispetto cimiteriale) dove, secondo il Prg, non si può edificare. Abbiamo invitato la Caritas a sedersi intorno a un tavolo ed è così che il 31 agosto scorso è stata autorizzata la realizzazione di centri polifunzionali nelle new town di Camarda, Sassa (nucleo industriale) Roio Poggio e Cese di Preturo, su terreni comunali (quelli ricadenti nel 30% delle aree riservate al sociale). Ma da allora nulla si è mosso. Così come nulla è stato fatto per la realizzazione a Pagliare di Sassa, del centro per disabili della Fondazione Dopo di Noi. La Caritas si era impegnata a realizzare questa struttura con 1 milione e 200 mila euro. Abbiamo anche inviato un sollecito, rimasto però senza risposta. Siamo noi a dover esprimere perplessità e rammarico. Qui c'è bisogno di tante cose, ma è necessario partire dalle esigenze della città e non da progetti preconfezionati».

L'assessore Stefania Pezzopane, ha invitato monsignor Nozza a venire all'Aquila. «A guardare da vicino i gravi problemi sociali che ci sono e le cose di cui c'è necessità. Ringraziamo la Caritas e gli italiani che hanno donato soldi per noi, ma non è possibile disegnare a Roma la scala dei nostri bisogni. Servono centri per gli anziani, asili nido, parchi giochi, strutture polifunzionali nelle 19 new town che hanno stravolto il tessuto urbanistico e sociale della città. E alloggi per donne sole con bambini che non sappiamo dove sistemare. Abbiamo aree e partenariato. Se Caritas ha 34 milioni venga da noi: abbiamo bisogno di quei soldi e sappiamo come spenderli».

Uno strappo che la Curia aquilana ha già cercato di ricucire. La parola d'ordine resta: dialogo con tutti, a cominciare dal Comune.

Un invito rilanciato dal senatore del Pd, Luigi Lusi. «La sindrome d'accerchiamento non paga» ha detto rivolto all'amministrazione comunale «ma crea un progressivo isolamento. Tutto questo va evitato, mantenendo sempre aperto il dialogo tra istituzioni ed enti caritatevoli. E a quest'ultimi va reso onore per l'opera meritoria che svolgono».

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