Il cordoglio della politica e dei colleghi

Fu anche segretario della Dc. Nel 1985 battè il professor Spallone alle amministrative di Lecce

LECCE NEI MARSI. Sarà ricordato come l’avvocato gentile con tutti, con i colleghi, con i clienti e con i giornalisti. Ma sarà ricordato anche per essere stato l’agguerrito politico che seppe tener testa a Mario Spallone e che, con la sua squadra, seppe batterlo alle elezioni comunali della sua Lecce. «Esprimo sentite condoglianze alla moglie Enza e ai figli, anche a nome del coordinamento provinciale di Forza Italia, partito nel quale Callisto militava e che aveva contribuito a far nascere e radicare nella Marsica Est», commenta il consigliere provinciale Gianluca Alfonsi, «un uomo che, come si suol dire, aveva il “sole in tasca”, sapeva infonderti positività anche nei momenti più difficili. Nelle numerose battaglie politiche condotte insieme sul nostro territorio era sempre in prima fila. La Marsica perde un serio e valido professionista», continua, «il partito un indomito militante, Lecce nei Marsi, paese del quale era letteralmente innamorato e del quale era stato amministratore, perde un autorevole cittadino». Terra aveva studiato alle Magistrali di Avezzano. Si laureò in Lettere e poi conseguì la seconda laurea, in Giurisprudenza. Insieme ai due figli aveva due studi legali, uno a Gioia e uno ad Avezzano.

«Siamo cresciuti insieme», racconta l’amico di una vita Paolo Macera. «Iniziò con la politica già negli anni ’70, fu segretario della Democrazia cristiana. Nell’85 mise su una squadra con Angelo Gallotti come capolista e seppe battere Spallone, nessuno c’era riuscito fino ad allora. Tra gli assessori c’era il suo amico Francesco Cornacchia e il caso ha voluto che il primo a trovarlo dopo l’incidente fosse proprio il figlio Antonio, oggi agente della Forestale. Fu presidente della comunità montana Valle del Giovenco e presidente del Rotary club di Avezzano», conclude. «Quando la mattina entrava al bar era lui che pagava il caffè per tutti, aveva un sorriso per chiunque».

«Mi aveva chiesto di sostituirlo in un’udienza penale, mi ha detto ci sentiamo per l’una, ma poi non mi ha chiamato e mi è arrivata la notizia», dice trattenendo a stento le lacrime l’avvocato Felice Iacoboni. «Era un signore, un professionista di spessore, gentile, educato e anche se arrivava allo scontro non portava rancore, mai». «Per me è stato un padre», commenta Maria Rita Di Benedetto, che lo ha nominato come legale per la morte del figlio sulle strade del Fucino. «Non è stato solo il nostro avvocato, ha sempre avuto una parola di conforto». (m.t.)

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