Ingegneri, De Santis lascia tra le polemiche dopo 8 anni al timone

Il presidente uscente: «Troppi gli interessi privati legati alla ricostruzione delle zone devastate dal sisma»

L’AQUILA. Un’uscita di scena tra le polemiche per il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia dell’Aquila Paolo De Santis, che il prossimo 6 marzo lascerà la guida dell’associazione dopo otto anni di mandato.

De Santis ha dapprima presentato la ricandidatura, per poi ritirarla in polemica con gli schieramenti che si sono andati formando in vista del rinnovo del consiglio.

«Troppi interessi privati legati alla ricostruzione». Questo il messaggio lanciato, a chiare lettere, da De Santis che ha detto di aver sacrificato la propria professione, dopo il sisma, a beneficio dell’Ordine. Tutto nero su bianco, in una lettera inviata, ieri, agli oltre 2400 associati della provincia.

«Cari colleghi», scrive il presidente uscente, «il rinnovo del consiglio dell’Ordine è il motivo che mi spinge a farvi partecipi di alcune considerazioni. Il Dpr 169/2005 impone che si può far parte del consiglio al massimo per due mandati, ad esclusione dei consiglieri in carica nel 2011. Ritengo che il rinnovo del consiglio sia un appuntamento importante per la categoria per le strategie da adottare a livello nazionale, regionale e locale, soprattutto nella situazione post-sisma le cui decisioni coinvolgono l’assetto socio-economico dell’intera provincia. Nei mesi scorsi abbiamo tenuto incontri a Castel di Sangro, Avezzano e Sulmona, culminati nell’assemblea generale degli iscritti, che si è tenuta il 19 dicembre scorso, dove sono stati esposti gli aspetti emergenti della professione: formazione continua, assicurazioni professionali, compensi ed il ruolo dell’ingegnere nel contesto europeo. In considerazione di tale circostanza, e in una visione strategica per il rinnovo del consiglio per il quadriennio 2018-2022, al fine di dare continuità nella conduzione politica della categoria, circa il 50% dei consiglieri, tra i quali il sottoscritto, aveva manifestato la decisione di un turn over pur nella complessa articolazione territoriale».

Ma la risposta alle sollecitazioni sull’apertura di un dibattito costruttivo, si è fatta attendere. «Ci si è limitati, in modo riduttivo», prosegue De Santis, «a una sorta di primarie o di presentazione delle proprie aspirazioni. Anche all’Aquila è mancata quella propensione al dibattito e all’interesse delle tematiche del rinnovo, contrariamente a quanto avvenne nel 2010, a ridosso del sisma, dove anche su basi forse strumentali, si aprì un forte dibattito nella categoria, con l’affluenza di oltre 800 iscritti all’espressione di voto. Questo il motivo che mi ha indotto, in modo provocatorio, a ripresentare, e poi a ritirare, la mia candidatura senza collegamenti con gruppi organizzati». De Santis, criticato per aver convocato in tutta fretta le nuove elezioni, chiude con un monito: «Non si può continuare a rimanere isolati dentro il proprio ambiente di lavoro. È necessario un maggior coinvolgimento nella vita sociale. La nostra categoria riveste un ruolo determinante nelle scelte operative per la rinascita della città, che contemplino nuove opportunità anche per i giovani». Il ruolo dell’Ordine all’interno del processo di ricostruzione è stato uno dei temi pressanti del mandato di De Santis, che ha sollecitato, in più occasioni, nella fase post-sisma, un maggior coinvolgimento degli ingegneri nei tavoli istituzionali, mettendo al centro della discussione due priorità: la certezza delle risorse e una programmazione che tenga conto della tempistica degli interventi degli edifici danneggiati dal sisma, soprattutto nei centri storici.

Monica Pelliccione

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