L'allarme del capo dell'Antimafia: "Abruzzo a rischio infiltrazioni"

Franco Roberti all’Aquila per la costituzione di un nucleo della Forestale. Il presidio contrasterà i reati connessi a riciclaggio rifiuti e smaltimento macerie

L’AQUILA. Il rischio di infiltrazioni malavitose persiste ma la Direzione nazionale antimafia vede L’Aquila come un avamposto assoluto per la lotta alla criminalità: in tale direzione ieri è stato inaugurato un nucleo del Corpo Forestale dello Stato a diretto contatto con la Procura della Repubblica del capoluogo di regione.

Per l’occasione sono intervenuti il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il pm capo della Procura della Repubblica dell’Aquila, Fausto Cardella oltre ai vertici della Forestale.

Il nucleo della Forestale, in prima fila in Italia in questa veste, si occuperà soprattutto di reati di ecomafia e, nel caso specifico, di reati connessi con lo smaltimento delle macerie.

«Il territorio abruzzese», ha detto il procuratore nazionale Antimafia Roberti, « è altamente a rischio, il pericolo è quello dell'infiltrazione di capitali e imprese della criminalità organizzata nelle attività di ricostruzione». Ma come avviene in altre zone, la Procura nazionale antimafia si pone come organismo che raccoglie informazioni e se non c'è il segreto d'indagine, le mette a disposizione dei prefetti per le attività interdittive». Secondo Roberti, «in questo territorio si sta lavorando molto bene, la magistratura e le forze dell'ordine sono molto attive, e hanno il sostegno della popolazione».

La Direzione nazionale antimafia è presente nel comitato istituito in seno alla Prefettura dell’Aquila per prevenire le infiltrazioni mafiose tramite il sostituto procuratore nazionale antimafia Diana De Martino, la quale ha sottolineato che «il compito del comitato è quello di elaborare linee guida tese a far arrivare al prefetto le informazioni che non sono gravate da segreto, la Dna è insomma interfaccia con prefettura e direzione distrettuale». Questi contatti hanno portato a una serie di misure interdittive per diverse aziende edili che si erano intrufolate negli appalti post-terremoto o che ci stavano provando.

L’allarme circa l’arrivo della criminalità organizzata, del resto, fu lanciato dal compianto pm Alfredo Rossini già poche settimane dopo il sisma.

E ieri, il suo successore, Cardella, ha ripreso il tema. «È illusorio pensare», ha detto, «che dove ci sono appalti e c'è giro di soldi come all'Aquila la criminalità se ne stia lontana. Il ciclo rifiuti, l'inquinamento, lo smaltimento delle macerie costituiscono un campo di espansione da parte della criminalità organizzata, nella consapevolezza che l'immagine del mafioso con la coppola è desueta, la criminalità si muove oggi in altro modo. Noi in magistratura siamo abituati a ricevere talvolta solo pacche sulle spalle, da parte della Procura nazionale non è stato così», ha chiarito Cardella riferendosi alle attenzioni che la Dna riserva alla procura aquilana in prima linea nel contrasto alle infiltrazioni mafiose soprattutto alla luce degli appalti per la ricostruzione post terremoto.

Il comandante regionale della Forestale Giuseppe Paolella, ha ribadito come «l’intero cratere obbliga a una particolare attenzione del Corpo a prevenire i reati ambientali e il nucleo serve, appunto, a questa esigenza».

Il direttore della settima Divisione dell’ispettorato generale della Forestale, Ciro Lungo, rappresentando responsabile nazionale Cesare Patrone, impegnato altrove, ha evidenziato l’importanza del contributo unico all’Antimafia che il nuovo nucleo può dare alle investigazioni.

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