L’altro G8 delle ultime donne

Protesta pacifica: «Noi non possiamo passeggiare in centro come loro».

L’AQUILA. Nel giorno delle first ladies, di Michelle e delle altre prime donne del mondo, i comitati cittadini dell’Aquila che criticano la gestione della ricostruzione rispondono con le «last ladies», le ultime: una ventina di ragazze che con i loro compagni di lotta anche ieri hanno animato «l’altro» G8, rivendicando diritti per i terremotati dell’Aquila. E in particolare per quelle migliaia di persone che vivono ancora nelle tendopoli. Manifestazioni colorite, ma tutte pacifiche. Le last ladies - così c’è scritto su striscioni e cartelli preparati al parco Unicef «il quartier generale» dei comitati cittadini, «3e32» in testa - hanno fatto la loro prima comparsa a metà mattina. Volevano attendere l’arrivo delle first ladies alla villa comunale. Ma hanno dovuto abdicare alla presenza massiccia delle forze dell’ordine lì per far scudo sulle moglie dei potenti della terra in visita in quell’unico pezzettino di centro storico riaperto.

Così, la deviazione per Pettino dove era comunque il programma l’occupazione di uno degli appartamenti rimasti intatti dietro la sede della regione. Appartamenti in vendita per i quali i comitati chiedono la requisizione per poter ospitare famiglie di senza casa. Al ritorno l’incontro casuale nei pressi della Rotonda con il corteo di auto con a bordo Michelle Obama e le altre first ladies. Così le manifestanti sono riuscite a cogliere l’attimo fuggente e ad aprire quello striscione inneggianti alle «ultime donne». Nel pomeriggio il replay alla villa comunale, in contemporanea all’arrivo di George Clooney nel centro storico della città. «Per le first ladies passeggiate in centro, per le donne aquilane tende e cemento», lo slogan più gettonato delle last ladies, accompagnate anche da qualche ragazzo che ha deciso di protestare in mutande.

Ma alla guida, lo stesso gruppo di ragazze e di donne del movimento. «Michelle, Carla venite nelle tende, le donne abruzzesi vi aspettano in mutande». Questo uno degli slogan ripetuti davanti a un fitto cordone di agenti e carabinieri. «Noi non possiamo entrare nella nostra citta» commenta Sara Vegni, una delle animatrici della manifestazione. «Ma le moglie degli uomini più potenti del mondo hanno libero accesso. E’ una cosa davvero incredibile». «Non chiediamo carità o assistenzialismo» ripetono in coro Cristiana, Roberta, Federica e tutte le altre ragazze unite a Sara Antonietta e Luisa. Ma intanto l’attenzione di tutti è rivolta alla manifestazione di oggi.

All’Aquila sono previsti qualche migliaio di manifestanti, «almeno duemila», dice Paolo Di Vetta, uno dei portavoce della Rete No G8, provenienti da tutta Italia. Dieci pullman solo da Roma, ma altri sono in arrivo da diverse regioni. Un’iniziativa pacifica, ribadiscono gli organizzatori: «Saremo i primi a vigilare per evitare l’infiltrazione di violenti. Ma il rischio non si può escludere. Tanto più che all’interno del movimento c’è malumore dopo gli ultimi arresti».