L'Aquila, arresti per sfruttamento: «Ho lavorato così tanto che pensavo di morire»

31 Luglio 2015

I carabinieri intercettano lo sfogo di un operaio alla moglie: «A casa non riesco a mangiare per il freddo». Le minacce in cantiere: «Al prossimo errore starete fermi per una settimana»

L’AQUILA. «Lavoro, lavoro, questa settimana ho dato tanto, ho pensato di morire. Sono stato due giorni male, tossivo, non riuscivo nemmeno a dormire la notte. Lavori come uno stupido, sudi e poi stai fermo quando c’è la pausa. Riporto roba da mangiare a casa ma non posso mangiarla per quanto fa freddo».

Questa conversazione, intercettata dai carabinieri, da sola esprime lo sfogo per le condizioni lavorative con le quali gli operai dovevano convivere. Spunta sempre, dalle conversazioni, un chiaro approfittamento delle condizioni di bisogno di persone in difficoltà. E lo stesso comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Donnarumma ha parlato senza mezzi termini di «cinismo».

Una situazione che per gli indagati si sarebbe protratta. «Se continua così andremo avanti fino al 2016»: questa la frase pronunciata in un’intercettazione da un indagato che ha indotto i pm a chiedere gli arresti.

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I lavoratori dovevano accettare tutto per evitare i licenziamenti. Ad esempio, nessun corrispettivo arrivava loro non solo quando erano ammalati ma anche se non potevano andare nei cantieri per il maltempo oppure per chiusure imposte dall’autorità come l’Adunata degli alpini. Un evento grandioso, ma a uno degli indagati non è piaciuto. «Ci mancavano pure ’sti c... di alpini» commenta in una telefonata. Dagli atti si conferma che qualcuno ha dovuto essere al lavoro anche il Primo maggio.

Uno degli operai racconta di dover andare a lavorare con la mano gonfia ed è raffreddato. Infatti non ha più soldi nel bancomat e per guadagnare deve stare nel cantiere. La moglie gli dice di prendere un farmaco ma non può comprarlo in quanto serve una ricetta e non ha assistenza sanitaria.

Minacce e rimproveri caratterizzavano la vita di questi operai romeni. Un capocantiere, evidentemente autorizzato, prospetta punizioni per comportamenti da lui non condivisi. «Siete andati a casa in otto», minaccia, «e il legno l’avete lasciato là. Fate sempre come c... vi pare, la prossima volta vi state a casa una settimana, capito?». Non si usavano certamente mezzi termini. «Sono venuto a mandarti via a te e a quello... così mi hanno detto che devo mandare via quattro di voi».

Naturalmente qualcuno ogni tanto aveva il coraggio di protestare con Nicolae Otescu. «Nico, ci hai presi in giro», dice un operaio, «o ci dai i soldi oppure vaff... Non lavoriamo più per far fare i soldi a te. Se non metti i soldi in tempo... vai in galera».

Improbabile che questo operaio abbia avuto modo di lavorare con quelli lì. Come pure è improbabile che sia stato pagato.

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