L'Aquila, case rifatte coi soldi pubblici, vip nei guai

Sequestro di 720mila euro, tra gli indagati l’architetto de Masi e un medico. Nel mirino anche un forestale e un impiegato
L’AQUILA. Un noto architetto e un noto medico, un commissario capo della Forestale (ed ex finanziere) e un impiegato. La rete della Procura della Repubblica dell’Aquila calata nel mare magnum della ricostruzione – bacino piuttosto pescoso, a giudicare dall’ennesima attività investigativa – stavolta ha preso su anche alcuni noti personaggi della città. Si tratta – per procedimenti distinti tra loro, ma accomunati dal medesimo contesto e dalla contestazione: indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – dell’architetto Vincenzo de Masi (ex presidente dell’Aquila rugby) e del medico Loredana Barberio; del commissario capo della Forestale Giovanni Gianvincenzo (ex finanziere); e dell’impiegato Ermanno Chiavaroli.
I gip Giuseppe Romano Gargarella e Guendalina Buccella, su conforme richiesta dei sostituti procuratori Fabio Picuti e Simonetta Ciccarelli, hanno disposto tre sequestri preventivi (finalizzati alla confisca dei beni) per una somma complessiva di 720.908,79 euro, uno da 300mila euro e gli altri due da 210mila ciascuno circa. Sono stati messi i sigilli su conti correnti, conti deposito, polizze e in un caso anche immobili. Contestualmente ai decreti di sequestro, sono stati notificati anche gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari per cui gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa a investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti d’indagine, nonché presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposti a interrogatorio.
Il filo rosso che unisce le tre pratiche passate ai raggi X dagli investigatori sarebbe quello della dichiarazione di residenza, al momento del terremoto, come abitazione principale, nello stesso immobile per il quale è stato chiesto il contributo pubblico di ricostruzione. Che quindi è stata coperta al 100%. Le indagini avrebbero invece accertato che i richiedenti il contributo dimoravano stabilmente altrove. Attestazioni, dunque, ritenute false.
Due casi su tre hanno riguardato la sostituzione edilizia, cioè la casa ceduta al Comune e ricomprata altrove (in un caso a Milano); mentre il terzo riguarda la ristrutturazione di una casa nella zona di Sant’Elia che per l’accusa era in stato di fatiscenza già prima del terremoto.
Le indagini sono state delegate a un gruppo di lavoro composto da ufficiali di polizia giudiziaria appartenenti a Forestale e Polizia municipale, nonché dal Nucleo di Polizia tributaria della Finanza. Si tratta dei primi esiti di un’attività di indagine ideata su input dell’ex procuratore Fausto Cardella, che ha voluto coinvolgere gli agenti della Forestale e della Municipale, coadiuvati dalla Finanza per esperienza e tecnica investigativa sul tracciamento del denaro. Le indagini possono considerarsi “progetto pilota” in quanto si è dato valore ad alcuni dati che, opportunamente incrociati (desunti attraverso l’interrogazione delle banche dati create dai vari uffici che operano sul territorio, da quelli comunali fino ai vigili del fuoco) hanno permesso un monitoraggio sicuro dei soldi erogato. Sono emerse contraddittorietà nelle dichiarazioni rese dai cittadini in occasione delle richieste di indennizzo avanzate al Comune (beni mobili danneggiati/autonoma sistemazione/riparazione immobile, richiesta recupero beni). L’architetto de Masi, contattato dal Centro, ha risposto: «Vorrei essere lasciato in pace». Il collegio difensivo è formato dagli avvocati Massimiliano Di Scipio, Stefano Santoro e Fabio Alessandroni.
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