i controlli

L'Aquila, chiusa la casa d'appuntamento per prostitute e trans sudamericani

Dopo mesi di indagini, ieri la squadra mobile ha colto in flagranza di reato due transessuali brasiliani. Denunciata la proprietaria dell'abitazione, accusata di favorire e sfruttare la prostituzione. I prezzi degli affitti (in nero) andavano da 250 euro a settimana a 720 euro al mese

L'AQUILA. La polizia chiude a L'Aquila una casa di appuntamenti dove prostitute e transessuali si sono avvicendate per quasi due anni. E' stata chiamata "Operazione Scortum" (dal latino prostituta/o) la lunga attività investigativa portata avanti dalla Squadra Mobile diretta da Maurilio Grasso, e culminata con una denuncia per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confonti di una donna aquilana, A.B., proprietaria di un appartamento in zona Piazza D’Armi. A.B. è accusata di favorire e sfruttare la prostituzione di numerose persone di nazionalità straniera, sia donne che transessuali, di nazionalità brasiliana, colombiana e venezuelana, che si avvicendavano all'interno del predetto appartamento, concesso loro in locazione.

L'Aquila, chiusa casa a luci rosse per prostitute e trans
La squadra mobile aquilana ha denunciato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione la proprietaria di un appartamento a L'Aquila che veniva affittato a prostitute e transessuali. La casa veniva affittata per 250 euro a settimana a donne e transessuali stranieri, molti provenienti dalla Spagna. Due trans brasiliani trovati senza permesso verranno espulsi dall'Italia.

Dall’attività investigativa è emerso infatti che l’abitazione, ora sottoposta a sequestro su disposizione dell’autorità giudiziaria, veniva data in locazione per brevi periodi, in maniera irregolare, a giovani donne e trans di nazionalità straniera che la utilizzavano per svolgere l’attività di meretricio, pubblicizzata su siti internet specializzati. Le indagini sono iniziate nel 2015, nel corso delle quali sono stati effettuati numerosi appostamenti, raccolte testimonianze di clienti, cittadini e prostitute, acquisizione di immagini e annunci su siti internet del settore. Dalle ricostruzioni investigative si è potuto accertare che l’attività criminosa è stata svolta a L'Aquila dal 2014 ad oggi e che in questo lasso di tempo, ma anche negli anni precedenti, circa 8, la proprietaria, cedeva in locazione sistematicamente, anche in maniera irregolare,  per brevi periodi (a giornate o settimanalmente), l'appartamento di sua proprietà, pretendendo dagli affittuari, a titolo di canone, somme in contanti variabili da 250 euro a settimana a 720 euro mensili (tutto compreso: luce – acqua – gas), senza sottoscrizione di alcun contratto di specie o, talora, con contratto locativo riportante un canone notevolmente inferiore rispetto a quello effettivamente percepito. I possessori pro tempore dell’immobile esercitavano stabilmente e continuativamente la prostituzione all'interno, dopo aver adescato i vari clienti attraverso annunci posti su siti internet specializzati. Le prestazioni sessuali andavano da 50 euro in su.

Il traffico di clienti ha provocato non poche doglianze da parte dei condomini dello stabile, perciò la proprietaria sollecitava le sue inquiline ad adottare ogni cautela per evitare rumori: era stato applicato del nastro adesivo sull'interruttore del campanello di ingresso, veniva limitato l'uso dell'ascensore in orario notturno ed in alcuni casi, qualche lucciola intratteneva rapporti sessuali in piedi applicando feltri adesivi sotto le scarpe dei clienti.

L’attività di prostituzione è continuata sino a ieri, lunedì 6 giugno, allorquando è stata interrotta in flagranza dall’arrivo della polizia, che all’interno dell’appartamento ha trovato due transessuali di nazionalità brasiliana, risultati peraltro irregolari sul territorio nazionale, i quali sono stati fotosegnalati dalla Polizia Scientifica e messi a disposizione dell’Ufficio Immigrazione per l’avvio delle eventuali pratiche di espulsione. Negli atti dell’indagine coordinata dal pm Roberta D'Avolio, e le cui richieste sono state accolte dal gip Guendalina Buccella, si leggono anche le storie di vita di ragazze e trans colombiani, venezuelani, brasiliani, provenienti tutti dalla Spagna, che attraverso il passaparola di alcuni connazionali arrivavano a L'Aquila, spinti dalle difficoltà economiche e dalla prospettiva di guadagnare denaro prostituendosi in Italia, per brevi periodi, in modo da guadagnare una somma per rientrare nella penisola iberica. Finiti i soldi, però, tornavano in Abruzzo, dall’indagata, per riaffittare la stanza e riprendere l’attività di meretricio.