L’Aquila, l’attacco dei sindaci «Più poteri nella ricostruzione»

I sindaci vogliono essere i protagonisti della ricostruzione, ma vogliono anche mezzi e strumenti normativi adeguati per rimettere in piedi i loro centri storici, far ripartire l’economia ed evitare lo spopolamento

L’AQUILA. «L’ordinanza sulla ricostruzione? L’abbiamo cercata, ma su Internet ancora non si trova». I sindaci del cratere vogliono essere i protagonisti della ricostruzione, ma vogliono anche mezzi e strumenti normativi adeguati per rimettere in piedi i loro centri storici, far ripartire l’economia ed evitare lo spopolamento. Su Chiodi, Fontana e missione ecco cosa pensa chi sta in trincea da 8 mesi.

«VOGLIAMO DECIDERE».
Domenico Panone, sindaco di Barisciano, è tra quelli che aspettano di leggere i contenuti dell’ordinanza firmata due giorni fa da Berlusconi. «Siamo rimasti alla riunione con Fontana che coordinerà la struttura tecnica di missione. Tutto sommato siamo tutti d’accordo sul fatto di assegnare il compito di guida alla Regione, perché siamo alla fase successiva rispetto all’emergenza. Bisogna valutare bene e ragionare attentamente sulle scelte da fare, che saranno determinanti per il futuro dei nostri paesi. Come sindaci chiediamo di avere un ruolo importante, di essere ascoltati, di poter dire la nostra e, in alcuni casi, di poter decidere in prima persona perché nel nostro territorio ci stiamo noi. Pur con il supporto di tecnici di strutture pubbliche e di figure professionali importanti, bisogna badare alle peculiarità della situazione del nostro territorio alla luce del terremoto. Giusto usare le dovute cautele nelle scelte, ma anche un sano decisionismo è necessario per rilanciare tutto l’Aquilano».

«AVANTI DA SOLI». Per Lucia Pandolfi, sindaco di Montereale, «è prematuro dire se la governance funzionerà o meno. Qualcosa bisognava pur fare per superare l’emergenza e, comunque, il presidente della Regione ha il ruolo più adatto per portare avanti la ricostruzione. Se il sistema, così come ci è stato presentato alla riunione con Chiodi, sarà efficace è impossibile dirlo oggi. Dobbiamo ripartire rimboccandoci le maniche tutti, presidente della Regione e sindaci. Mi auguro che la presenza di esperti come Fontana dia la necessaria svolta. È sicuro che, a un certo punto, la Protezione civile debba lasciare alle autorità locali la gestione del post-emergenza.

È ora di ripartire seriamente. Personalmente, comunque, in questi mesi non mi sono sentita per niente esclusa dalla gestione. L’influenza della Protezione civile in certi casi è stata molto forte, ma da noi si è creato un buon connubio. La loro presenza è stata necessaria e indispensabile perché non avevamo l’esperienza per poter gestire da soli. Insieme si sono raggiunti tanti obiettivi. Ora c’è tanto lavoro e soltanto chi conosce bene il territorio può, giornalmente, rispondere alle esigenze dei cittadini. Bisogna considerare che, per realtà come L’Aquila, le risposte non saranno immediate ma occorreranno degli anni. Le amministrazioni protagoniste da sole? Ben venga, dopo 8 mesi trascorsi sul campo, a contatto con una realtà finora sconosciuta. Ora che l’emergenza è alle spalle, bisogna procedere speditamente sulla strada della ricostruzione. Occorre lavorare tutti insieme, con poche parole e molti fatti. A mio parere», conclude il sindaco Pandolfi, «occorre lasciare un po’ indietro anche il ruolo politico che ha ciascuno di noi. Dopo un terremoto così ci vogliono molto lavoro e poche parole».

L’UNIONE DI COMUNI. Intanto, dieci Comuni (Fagnano Alto, Fontecchio, San Demetrio ne’ Vestini, Villa Sant’Angelo, Fossa, Sant’Eusanio Forconese, Barisciano, Poggio Picenze, Ocre e Tione degli Abruzzi), attraverso la costituzione del progetto speciale territoriale, hanno di fatto avviato un’unione che servirà ad aumentare il peso sul tavolo della ricostruzione, a partecipare alla distribuzione dei fondi Fas e, allo stesso tempo, ad avviare una rinascita il più possibile condivisa e omogenea all’interno delle aree interessate. Nata per cercare di fare economia per i servizi ai cittadini dei paesi interessati, la collaborazione si sta rivelando fondamentale, ora, per affrontare le spine della ricostruzione. «Siamo tutti d’accordo su un fatto: bisogna ricostruire presto e bene», sostiene Mauro Fattore, sindaco di Fagnano Alto.

«Abbiamo già messo le basi per una collaborazione proficua tra amministrazioni diverse che hanno tutte gli stessi obiettivi: rilanciare i nostri paesi; evitare lo spopolamento; realizzare, per quanto possibile, una ricostruzione basata su criteri comuni. Vogliamo creare una squadra di tecnici comunali che possa lavorare in sinergia in tutti i nostri paesi per evitare differenze. Sulla pianificazione territoriale abbiamo bisogno di strumenti urbanistici snelli e veloci che tengano conto della perimetrazione dei centri storici e di nuovi spazi dove riedificare. Impensabile farlo coi vecchi piani regolatori e i vecchi vincoli dei piani paesistici. La pianificazione dev’essere rapidissima, altrimenti i nostri paesi non li rivedremo più».

COSTANTINI.
«Secondo l’ordinanza», dice Carlo Costantini (Idv) «Cialente avrà anche il compito di assicurare l’armonica ricostruzione del tessuto urbano abitativo: un’impresa titanica per chiunque, come me, ritenga che l’armonia del tessuto urbano abitativo dell’Aquila risulta ormai irrimediabilmente sfregiata dalla nascita improvvisa di 19 nuovi quartieri fatti di sole case, forse più che dallo stesso terremoto. Chiodi avrà, invece, funzioni e poteri già assegnati alla Protezione Civile con le diverse ordinanze adottate. Non tutti, però.

Le gare d’appalto continueranno a essere gestite al di fuori dell’Abruzzo. Se ne occuperà il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche che, come la Protezione Civile di Bertolaso, dipende direttamente dal governo e risponde esclusivamente al governo. Forse», aggiunge Costantini, «Berlusconi avrà pensato che nell’organizzazione di appalti e subappalti i rappresentanti del Pdl sul territorio non hanno sufficiente esperienza e, soprattutto, combinano qualche pasticcio di troppo. O semplicemente avrà pensato che chi ci mette i soldi deve anche potersi gestire gli appalti. Quel che è certo è che la nebbia sulla conduzione degli appalti, denunciata anche da esponenti delle associazioni di costruttori, non potrà diradarsi neppure nei prossimi mesi».