L'Aquila, le finte lacrime del prefetto Cori allo stadio Fattori contro la Iurato 

Altre reazioni al vetriolo alla telefonata choc sulla visita alla Casa dello studente Vittorini: lo Stato, quello vero, deve riparare a questa seconda tragedia aquilana

L’AQUILA. L’indignazione nei confronti dell’ex prefetto dell’Aquila Gio vanna Maria Iurato, per quel suo finto pianto davanti alla Casa dello studente, ieri si è manifestata anche allo stadio Fattori. Al decimo minuto del secondo tempo dell’incontro di calcio contro l’Aprilia, per più di una volta gli ultrà Red blue eagles L’Aquila 1978 hanno intonato cori contro l’ex prefetto, incassando il lungo applauso della restante parte dello stadio.

La Iurato, travolta da una valanga di reazioni al vetriolo, ha cercato di difendersi dall’accusa di aver recitato una parte. Di aver pianto lacrime finte davanti alle macerie della Casa dello studente, dove nella notte del 6 aprile del 2009 morirono otto giovani. Una difesa affidata prima a uno dei suoi legali, poi a un’intervista al quotidiano la Repubblica in cui si è limitata a ripetere «di essere stata fraintesa».

«La risata? Non c’era nessuna ironia, nessun sarcasmo in quella telefonata, intercettata, a Francesco Gratteri. Quella dell’Aquila per me era una situazione nuova. Chi non ci ha vissuto non può capire. Avevo paura e al telefono con un amico ho avuto una reazione emotiva. Ma so bene che ciò che io posso dire, in questo momento vale poco. Sono le persone dell’Aquila che mi hanno conosciuto in questi anni che devono parlare e dire come sono veramente. Quel giorno davanti alla Casa dello studente mi sono commossa veramente. Non si può giudicare una persona dalla trascrizione di una telefonata fatta in un contesto particolare». Poche scontate parole, poi la scelta del silenzio e di far squillare a vuoto il suo telefonino.

Una difesa che non è servita a frenare le reazioni indignate. «Non c’è rispetto della persona e della sua sicurezza», afferma Vincenzo Vittorini, del gruppo consiliare L’Aquila che vogliamo. «Non c'è rispetto delle regole, della legalità, della giustizia e delle più basilari e legittime aspettative dei ragazzi e degli imprenditori sani. La libertà di intraprendere, di programmare il proprio futuro, di investire sono sistematicamente tarpate da scelte orientate solo alla carriera di pochi “eletti”. Lo Stato quello alto, vero, dignitoso, autorevole e non autoritario deve intervenire in questo abisso dell'umanità. Se uno Stato vero esiste deve riparare, ad ogni costo, a questa seconda tragedia aquilana perché in fondo e non parzialmente è anche una tragedia dello Stato italiano».

Il sindacato di polizia Coisp, per voce del suo responsabile Santino Li Calzi, si dice «non sorpreso da quanto emerge dalle intercettazioni. Le parole e gli appelli (anche pubblici) del Coisp sono rimasti sempre inascoltati. Abbiamo sempre sostenuto che non si può venire all’Aquila per fare carriera, perché in una città da ricostruire non servono “ingegneri” ma operai che abbiano a cuore la ricostruzione, sia materiale che morale».

Per Maria Scarsella, una lettrice del Centro, «le tragiche parole della Iurato segnano di nuovo e in modo inguaribile il nostro dolore, ma non ci schiacciano. Anzi, ci danno nuova forza per proteggere i nostri martiri da continui attacchi e da ingiustificate scorribande di risate. Il suo comportamento ci offende, nonostante ciò abbiamo pietà. Le fu affidata una città inesistente, come lei stessa l’ha definita, doveva essere un suo vanto riportarla in vita». Quindi «l’invito, a tutti quelli che hanno avuto comportamenti offensivi nei confronti del nostro grande dolore, a realizzare un monumento alle vittime del terremoto. Ciò a memoria del loro sincero pentimento».

©RIPRODUZIONE RISERVATA