L'arcivescovo Petrocchi con don Vito Isacchi

L'Aquila, love story con denuncia: don Vito si è dimesso

Lettera all'arcivescovo: chiedo scusa per le sofferenze arrecate alla comunità. Accettate le dimissioni dagli incarichi ecclesiali, ma continuerà il suo ministero ad Assergi e Poggio Picenze

L’AQUILA. Don Vito Isacchi si è dimesso. Lo ha fatto per evitare disagi alla diocesi, come ha spiegato in una lunga lettera inviata all’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, dopo la vicenda che ha visto la condanna, nel 2016, della donna romana con la quale ha avuto una relazione, a risarcire l’ex marito per «l’adulterio pubblico». Don Vito ha chiesto scusa per le sofferenze arrecate alla comunità ecclesiale e sociale, riconoscendo la sua responsabilità morale, e precisando di voler rinunciare al risarcimento stabilito in suo favore dal tribunale civile di Roma. I giudici, nel condannare la donna perché aveva violato il patto di fedeltà insito nel matrimonio, aveva anche sancito che l’ex marito pagasse le spese legali sostenute dal sacerdote, che nei confronti dell’uomo non aveva obbligo alcuno. Una sentenza importante, oltre che un precedente pericoloso per chi tradisce alla luce del sole, destinato a fare giurisprudenza. Nei confronti della donna, tra l’altro, il tribunale aveva anche disposto la separazione con addebito.

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L’arcivescovo, «per ragioni di opportunità pastorale», ha accettato le dimissioni di don Vito dagli incarichi ecclesiali, ma lo ha invitato a mantenere quelli in seno alle comunità parrocchiali di Assergi e Poggio Picenze, al fine di assicurare la continuità ministeriale. Tutto questo è accaduto nella serata di ieri, al termine di una giornata campale per la diocesi aquilana.
«Don Vito Isacchi», spiegano dall’Ufficio per le Comunicazioni sociali, «è un sacerdote incardinato nella Diocesi di Bergamo e dipende a tutti gli effetti dal vescovo di quella Chiesa. La vicenda a cui si fa riferimento è accaduta circa dieci anni fa. Dalle informazioni raccolte, risulta che a suo tempo la questione fu esaminata attentamente dall’Ordinario della Diocesi di Bergamo che, insieme ai suoi collaboratori, prese decisioni ritenute utili al superamento del problema che era emerso. Fu richiesto a don Vito», spiegano ancora dalla diocesi, «di impegnarsi in un itinerario ascetico e spirituale, da compiersi in un specifico contesto di accompagnamento personale e comunitario. Tale percorso è stato regolarmente concluso, secondo i tempi previsti e le forme stabilite».
Nel 2010 don Vito giunse all’Aquila, come membro di una delegazione Caritas inviata dalla Diocesi di Bergamo, per portare conforto e aiuti materiali alla popolazione terremotata. Nel quadro di questa missione, incontrò monsignor D’Ercole, che poi lo affiancò nel cammino spirituale e lo scelse come suo collaboratore. Monsignor D'Ercole lasciò in seguito L'Aquila, alla volta di Ascoli, dove fu proclamato vescovo.
«Nel gennaio 2015», si legge nella nota, «è stata sottoscritta una convenzione tra monsignor Beschi, vescovo di Bergamo, e monsignor Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, in forza della quale, per un triennio, è stato concesso a don Vito Isacchi di esercitare il ministero pastorale a servizio della Comunità ecclesiale aquilana. Negli anni trascorsi all’Aquila, don Vito ha dato prova di fattiva dedizione nel suo ministero e di efficace competenza nello svolgimento dei compiti che gli sono stati assegnati. Nelle parrocchie dove ha operato, si è guadagnata la stima e l’affetto della gente che ha incontrato. Mai si sono registrati problemi di ordine morale. L’Arcivescovo esprime profondo rammarico per l’accaduto e ricorda che la Chiesa esorta alla fedeltà, ma anche proclama la misericordia; conosce la fragilità umana», sottolinea l’arcivescovo, «ma anche punta alla conversione suscitata dalla grazia; soffre per le ferite provocate dal male, ma anche gioisce per la “novità evangelica” che lo Spirito del Risorto può accendere nel cuore dei credenti».
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