L’Aquila, morì dopo fuga dal reparto: il pm riapre le indagini

17 Settembre 2014

Ci sarà una perizia per ricostruire la storia clinica e del ricovero della vittima. Secondo le parti lese non ci sono state adeguate misure di sorveglianza

L’AQUILA. La storia infinita dell’inchiesta sulla morte di Arcangelo Colantoni, il 50enne di Villetta Barrea deceduto dopo essere fuggito dal «San Salvatore» per una crisi d’ansia, sembra avere un punto fermo. La Procura, infatti, finora restia all’idea di approfondire il caso, ha invece deciso di indagare. Il gip, su richiesta delle parti lese, aveva invitato la Procura a svolgere indagini ma questo, nel caso specifico, non era un obbligo.

Il pm, ed è notizia di ieri, disporrà una perizia riguardante alcuni aspetti ben precisi sui quali non si era indagato abbastanza. In sostanza si tratta di ricostruire in modo analitico la storia clinica di Colantoni e la vicenda del suo ricovero in ospedale. Lo scopo è di verificare se la sintomatologia riportata nella diaria infermieristica avesse dovuto suggerire, in base a protocolli di trattamento della patologia, l’adozione di misure di sorveglianza più incisive rispetto a quelle messe in pratica, che non sarebbero state adeguate.

La Procura, però, non ha scelto di fare questi accertamenti tramite incidente probatorio, come aveva consigliato il giudice, ma ha nominato un proprio esperto.

I tempi sono ristretti nel senso che l’indagine dovrebbe essere definita entro la fine di settembre ma, eventualmente, ci sarebbe spazio per una proroga.

Colantoni, che era nell’ospedale per accertamenti, si allontanò per una crisi di panico, e fu trovato morto solo dopo alcuni giorni nei pressi del campo sportivo di Arischia.

La denuncia venne presentata dai suoi familiari tramite lo studio legale Di Ianni del foro di Sulmona, sostenendo che ci siano state negligenze del personale Asl.

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