L'Aquila, muore in corsia: l'Asl paga 2 milioni agli eredi

Dopo 12 anni il tribunale condanna in sede civile Asl e cinque medici per il decesso dell’estetista Loredana Bafile

L’AQUILA. Un maxi-risarcimento in sede civile per due milioni di euro condanna in solido l’Azienda sanitaria locale dell’Aquila e cinque medici in relazione al decesso, avvenuto in ospedale nel 2002, dell’estetista Loredana Bafile, scomparsa all’età di 35 anni dopo un ricovero in ospedale. E se il procedimento penale era terminato con un’archiviazione, ci sono voluti ben dodici anni per ottenere una sentenza di primo grado al termine di una causa civile particolarmente complessa.

Il giudice del tribunale dell’Aquila Maria Carmela Magarò ha depositato la sentenza con la quale viene dichiarata la «responsabilità concorrente di Giulio Mascaretti e dell’Asl dell’Aquila, quest’ultima in solido con Roberta Rosati, Alberto Bafile, Valter Resta e Luciana Corona, nella misura rispettivamente del 35% e del 65%». Il tribunale ha ritenuto, infatti, di dover aderire a una diversa valutazione della gravità della colpa dei diversi medici che hanno avuto in cura la donna, la cui condotta ha inciso in maniera diversa sull’esito letale.

Sulla scorta di una consulenza tecnica, il giudice ha stabilito che un ruolo determinante nel decesso l’ha avuto la fase preospedaliera. In questo caso la sentenza precisa che «il dottor Mascaretti è stato coinvolto nella vicenda e quindi citato per l’attività svolta in regime di libera professione, con la conseguenza che non assume rilievo la circostanza che lo stesso fosse anche dipendente dell’Azienda sanitaria» ugualmente convenuta. Il decesso della paziente, che si era presentata al pronto soccorso dell’ospedale nella notte del 19 dicembre 2002 accusando forti dolori addominali ed era stata poi sottoposta anche a un intervento chirurgico, era avvenuto il 23 dicembre a causa di uno shock settico. «La corretta individuazione della diagnosi di decesso», si legge nella sentenza, «consente di valutare in maniera diversa dai consulenti penali il nesso causale esistente tra la condotta colposa dei sanitari in precedenza individuata e il decesso, soprattutto considerando l’importanza della tempestività della diagnosi e della cura nella patologia settica».

Il giudice conclude: «Può essere affermata la responsabilità del dottor Mascaretti e dell’Asl dell’Aquila e quindi dei sanitari ivi operanti, nella produzione dell’evento letale per cui è causa. È emersa, infatti, una condotta colposa dei sanitari nella cura della patologia da cui era affetta la Bafile che ne cagionava il decesso».

Il giudice ha stabilito che nei confronti dei familiari della donna – assistiti fin dall’avvio del procedimento dall’avvocato di fiducia Fabio Alessandroni – l’Asl, in solido coi 5 medici, dovrà pagare somme di diversa entità a seconda del grado di parentela: 305mila euro ciascuno al marito e ai figli; 300mila al padre; 110mila ai quattro fratelli. Queste le voci principali.

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