L’Aquila, processo grandi rischi: la sentenza I sismologi americani: “Condanne assurde”
La condanna dei sei scienziati italiani per il terremoto dell’Aquila fa il giro del mondo: «È avvenuta nel paese natale di Galileo. Certe cose non cambiano mai»
L’AQUILA. La sentenza che ha condannato a sei anni di carcere sette esperti della Commissione Grandi rischi per il sisma dell’ Aquila fa il giro del mondo. L’unione degli scienziati impegnati (Ucs), influente Ong americana, ha parlato di decisione «assurda e pericolosa» e ha chiesto un intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Critica anche l’Associazione americana per l’avanzamento della Scienza (AAAS) per la quale anni di ricerche hanno dimostrato che «non c’è un metodo scientifico accettato per la previsione dei terremoti che possa essere usata in modo affidabile per avvertire i cittadini del disastro imminente». Di qui il pericolo che le condanne «rallentino le ricerche e blocchino il libero scambio di idee necessario per il progresso scientifico». Gli scienziati Usa ricordano che i geofisici americani avevano avvertito che condanne di questo genere rischiano di «scoraggiare scienziati e funzionari dal consigliare i loro governi o persino dal lavorare nel campo della sismologia o della valutazione del rischio sismico».
LA SENTENZA Sei anni ai sette imputati
I PARENTI DELLE VITTIME "Nessuna vendetta"
Indignato Tom Jordan, il responsabile del Centro terremoti per il sud della California e che aveva fatto parte di una commissione internazionale riunitasi dopo il sisma abruzzese del 2009: «Per me è incredibile che scienziati che stavano solo tentando di fare il loro lavoro siano stati condannati per omicidio colposo. Il sistema aveva delle falle ma il verdetto seppellisce qualsiasi tentativo di migliorare le cose». «Ai colleghi italiani», spiega, «venne posta la domanda sbagliata. È chiaro che sulla base dell’attività sismica dei giorni precedenti, c’era stato un aumento delle probabilità di un evento maggiore. Ma se mi avessero chiesto di prevedere la possibilità che avvenisse un terremoto più forte, anche io avrei scommesso contro. Stiamo parlando di incrementi delle probabilità intorno all’1%. In situazioni del genere, a chi tocca decidere cosa fare? Io penso che i sismologi debbano essere chiamati solo a dare risposte scientifiche, in termini di aumento percentuale delle probabilità. Poi deve esistere un sistema automatico, in base al quale le autorità governative stabiliscono le misure da prendere».
La condanna ai sismologi italiani per il terremoto dell’Aquila «è avvenuta nel paese natale di Galileo. Certe cose non cambiano mai». È la conclusione, amara, del comunicato con cui il ricercatore Michael Halpern, della ong americana Union of Concerned Scientists, ha criticato la sentenza agli scienziati della Grandi Rischi. Halpern si occupa da tempo di «interferenze della politica nella scienza».
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