L'Aquila, sesso fra le tombe del cimitero

Tappeto di profilattici dentro le mura del camposanto. Macerie ancora da rimuovere e massi in bilico sui visitatori

L’AQUILA. Dopo la zona rossa, ecco spuntare anche la zona... a luci rosse. Non conosce limiti il degrado all’interno del cimitero monumentale del capoluogo, dove alcune zone sono ancora completamente inaccessibili, come nel 2009, con tanto di massi enormi che incombono sulla testa dei visitatori. Un pericolo reale soprattutto in vista dell’approssimarsi del 2 novembre, giorno della commemorazione dei fedeli defunti.

Le tracce di rapporti sessuali tra le tombe, all’interno delle mura perimetrali del camposanto, sono poi l’immagine più eloquente dell’abbandono del luogo sacro, ormai diventato terra di nessuno. A quasi dieci anni dal terremoto, una tagliata di erba qua e là (pure doverosamente eseguita) non basta a restituire al contesto il giusto decoro. Allargando il discorso ai cimiteri delle frazioni, si va dalla mancata rimozione delle macerie ai ritardi nel ripristino di loculari e cappelle danneggiati dal terremoto del 2009.

SESSO FRA I CIPRESSI. Visitare il cimitero entrando dal lato della Torretta (via della Polveriera) significa mettere i piedi su un tappeto di profilattici usati e fazzoletti di carta abbandonati, che vengono gettati sistematicamente tra il piazzale e l’aiuola che costeggia il muro di cinta. Gli incontri sessuali avvengono sotto gli alberi, in modo particolare accanto a un container che nell’immediato post-sisma è stato anche utilizzato come camera ardente. Ora, invece, l’utilizzo di questa parte del cimitero è ben altro. Come sia possibile che il cimitero sia diventato un luogo scelto per appartarsi anche in pieno giorno non è dato saperlo, visto che, all’orario di chiusura (le 17 nel periodo autunnale e invernale; ma dal 28 ottobre al 3 novembre le 18) i cancelli dovrebbero essere chiusi.

ZONE ROSSE. La situazione dell’enorme edificio nella parte più antica del cimitero è come l’anno scorso. Qui la ricostruzione non è partita affatto, come testimoniano le transenne che impediscono l’accesso con tanto di cartelli minacciosi (“Pericolo di crollo”) che qualcuno ogni tanto rimuove per poggiare un fiore oppure accendere un lumino. Lapidi a terra e loculi semiaperti completano il quadro. Stesso discorso per l’edificio dei Nove martiri. Ponteggi montati su uno degli edifici adibiti a ossario, ma anche in questo caso lavori fermi, a parte qualche intervento autorizzato per cappelle private. E nelle frazioni il quadro non migliora, da Roio a Sassa. Ancora macerie.
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