l'escursione

L'Aquila, un giorno sulla cima del Gran Sasso

Attraverso la Direttissima è possibile osservare scenari mozzafiato, ma è necessario attrezzarsi bene e stare in forma

L'AQUILA. Il boom di presenze turistiche quest'anno ha interessato anche le montagne, e in particolare il Gran Sasso. Mai come quest'anno escursionisti esperti, appassionati e famiglie hanno preso d'assalto la montagna simbolo d'Abruzzo. Ma, come consigliano gli esperti, è vietata ogni approssimazione, e questo nonostante i sentieri siano quasi sempre ben segnalati. In molti quest'estate hanno scelto di scalare il Gran Sasso attraverso la cosiddetta "Direttissima".

Lo scenario della "Direttissima", la più impegnativa delle vie di accesso per non esperti alla cima del Gran Sasso, è mozzafiato, ma guai a prenderla sotto gamba. La salita è alla portata di chiunque stia fisicamente bene, sia bene equipaggiato e, soprattutto, non soffra di vertigini. C’è da procedere mani e piedi, sfruttando gli appoggi che offre la roccia, e qualche punto è esposto.

Per ben equipaggiato vuol dire delle scarpe adatte – visto che da queste parti talvolta si avvista anche gente con i sandali – e soprattutto, un casco da alpinista. Specie nei periodi in cui il sentiero è maggiormente affollato, basta un minimo movimento a far scivolare dei sassi che possono perforare il cranio. E poi c'è l'incognita maltempo, tante le tragedie che si ricordano.  «Con la dovuta cautela i pericoli sono limitati», valuta Emilio Ciammetti, esperto di soccorso alpino che ha guidato il cronista in questa escursione «ma bisogna fare attenzione:  basta un po’ di pioggia per trasformare queste rocce in canali di scolo che travolgono la gente, come è successo quest’estate con quella donna al monte Prena. L’inverno», prosegue, «è tutto un altro scenario, se da una parte l’ascesa è più facile con la neve, c’è da fare i conti con il pericolo slavine fatale a molti escursionisti». Clicca qui per vedere la videointervista.