L’ascesa di Guanciale fra teatro e cinema

L’attore marsicano: preferisco lo spettacolo a contatto con il pubblico «Sono legato alla mia terra e prediligo interagire con i giovani»
AVEZZANO. Potrete vederlo nelle sale tra i protagonisti del film di Pappi Corsicato, “Il volto di un’altra” (in programmazione anche all’Astra di Avezzano). L’attore marsicano Lino Guanciale è ormai definitivamente entrato nel novero dei grandi interpreti del panorama cinematografico italiano. Abbiamo provato a conoscerlo meglio attraverso le domande riportate nella tabella a fianco. Ecco le sue risposte.
1) «Sì, ho un rapporto molto stretto perché la mia famiglia vive lì, e quindi appena ho un po’ di tempo torno a casa. Ultimamente non mi capita spesso, anche se le amicizie più importanti sono legate ad Avezzano. Tante delle cose che amo sono lì, come il campo da rugby, dove ho passato tanto tempo della mia infanzia».
2) «È stata la realizzazione di un’aspirazione che da tanto avevamo con il gruppo con cui lavoro, perché volevamo mettere in scena Brecht. È stata un’opportunità bellissima, e andare in scena in giro per i bei teatri di Roma e Modena, con canzoni e coinvolgimento del pubblico, è stato un concentrato di tutto quello che dovrebbe essere il teatro oggi».
3) «Il teatro è unico, perché hai la possibilità di lavorare con chi ti guarda dal vivo. Questo rapporto diretto fa la differenza. Tv e cinema sono un bellissimo gioco, anche perché mi è sempre capitato di lavorare in contesti molto belli e di qualità, sia in caso di film d’autore, sia di fiction destinate ad un pubblico più vasto. Insomma, tra Tv e cinema è tutto finto. Tu stai lì con il cameraman che sbadiglia o comunque con quello delle luci che pensa ai fatti suoi… Invece, a teatro hai la gente che ti guarda e capisci che stai facendo qualcosa per loro e non per la macchina da presa: sicuramente c’è una differenza forte che fa deviare la preferenza al teatro. A teatro fai delle cose che con altri mezzi non puoi fare. Una battuta, un movimento che faccio in un film non posso cambiarla, mentre sul palco posso cambiare in qualsiasi momento quello che faccio, a seconda di come vedo che la sala respira. Questo te lo dà solo il teatro».
4) «Diciamo che tutti quanti i lavori teatrali degli ultimi anni mi hanno coinvolto moltissimo, “La resistibile ascesa di Arturo Ui” forse più di ogni altro. Perché poi ho fatto, più che per tutti gli spettacoli precedenti, un grande lavoro anche nelle università e nelle scuole. Anche lo spettacolo che sto provando adesso mi ha coinvolto moltissimo, perché nasce dalla città: anziani, scuole, sindacati, un po’ tutte le parti sociali. E ognuno ci aiuta a scrivere un pezzo di copione. Di sicuro questa è l’esperienza più bella che abbia mai vissuto. Poi ho anche un ricordo molto bello del film “Prima linea”».
5) «Mah, ci sono colleghi con i quali mi sono trovato bene; ci sono di noti e meno noti. In particolare con il regista con cui sono a teatro adesso, Claudio Longhi, che per me è un fratello. Ho anche un ricordo molto bello di Franco Branciaroli e Gigi Proietti, il primo regista con cui ho lavorato. Ho un rapporto bellissimo con Michele Placido e del lavoro fatto a teatro con lui. Mi piacerebbe incrociare prima o poi Castellitto e Savino, che ammiro da sempre. Il panorama italiano è più ricco di talenti di quanto si possa pensare».
6) «Bene, per me è stato piuttosto semplice, mi è piaciuta da subito la chiave di commedia che si e stabilita con Francesca Chillemi ed Elena Sofia Ricci, con cui ci conosciamo da tanti anni perché suo padre è stato il mio maestro in Accademia. Poi il successo della serie che tutti si aspettavano, ma forse non con queste proporzioni, tanto da superare gli ascolti della prima. È stata una bella sorpresa. Per me è stata una novità essere chiamato Guido per strada. Io lavoro per portare più gente possibile a teatro».
7) «È una domanda difficilissima: forse il miglior attore con cui ho lavorato è proprio Branciaroli, che quando è in giornata è il migliore di tutti. Ho lavorato al cinema con Toni Servillo e Remo Girone. A teatro, come registi mi trovo benissimo con Claudio Longhi, ma ho avuto la fortuna di lavorare con Luca Ronconi, il più grande regista europeo e tra i primi al mondo dalla seconda metà del 900».
Fabrizio Calfapietra, Antonio Rauccio, Valeria Borrelli, Sara Gualtieri
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