L'orso di Pettorano è stato ucciso con un un colpo di fucile / Video

Le analisi condotte all’istituto zooprofilattico di Grosseto hanno rilevano la presenza di cinque pallettoni, tutti parte della stessa cartuccia.  Uno di questi, penetrato nell’intestino, avrebbe provocato una peritonite fatale

PETTORANO. L'orso trovato morto a Pettorano sul Gizio è stato ucciso con un colpo di fucile. E' quanto trapela dagli esami condotti dall'istituto zooprofilattico di Grosseto. Inizialmente si pensava che il plantigrado fosse stato avvelenato. Cinque pallettoni (tutti provenienti da una stessa cartuccia), invece,  sono stati trovati nella carcassa. Uno di queste è penetrato all'interno dell'intestino dell'animale. E' molto probabile che questa sia stata la condizione iniziale di una peritonte, sufficiente a dar vita a una serie di infezioni letali per l'animale.

Dal 2010 ad oggi sono 13 gli orsi bruni marsicani uccisi nel centro Italia da bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio e da altre cause che ancora oggi restano sconosciute, circa un quarto della popolazione stimata. Lo denuncia il Wwf alla vigilia di una nuova riunione della "task force" per la tutela di questa specie.

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«La riunione è l'occasione - afferma l'associazione ambientalista - perchè tutti gli attori coinvolti, dal Ministero dell'Ambiente alle Regioni Abruzzo, Lazio e Molise, Corpo Forestale, fino agli enti di ricerca e aree protette abruzzesi mettano da subito in pratica le indicazioni e le azioni prioritarie richiamate dal Piano e dalle analisi del progetto LIFE Arctos per intervenire seriamente sull'emergenza orso bruno marsicano». Secondo la presidente dell'associazione Donatella Bianchi «Stiamo perdendo, esemplare dopo esemplare una specie simbolo della nostra fauna selvatica protetta e vanificando decenni di lavoro e di investimenti per la sua tutela».

Dopo aver accertato che l'orso è morto per un colpo di arma da fuoco, il corpo forestale dell'Aquila che sta portando avanti le indagini, ha avviato una serie di controlli mirati per risalire all'arma che ha sparato e quindi al suo possessore. Nel frattempo si attende l'esito degli altri esami in corso all'Istituto zoo profilattico di Grosseto che dovranno stabilire l'ora del decesso e altri particolari utili all'inchiesta aperta per il momento contro ignoti con l'accusa di uccisione di animale protetto con arma da fuoco.

LA FORESTALE. Il Corpo Forestale dello Stato, coordinato dalla Procura della Repubblica di Sulmona, «sta procedendo ad effettuare tutte le operazioni di ricerca delle fonti di prova per rintracciare i colpevoli dell'uccisione del plantigrado, nonchè a ricostruire gli spostamenti dell'orso nelle ore antecedenti il decesso». Lo si apprende in una nota della stessa Forestale, che ha smentito «la voce circolata su alcuni organi di informazione circa l'attività, da parte del Cfs, di ricerca e cattura dei due orsi che si aggirano nella zona di Pettorano sul Gizio».

«L'orso ritrovato morto lo scorso 12 settembre nel comune di Pettorano sul Gizio - si conferma nella nota - è stato ucciso con un colpo di fucile: queste le prime certezze arrivate dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZSLT) di Grosseto dove la carcassa è stata trasferita nella giornata di martedì. L'orso è stato trafitto da un colpo sparato con una munizione spezzata. Uno dei pallettoni ha raggiunto l'intestino ed ha provocato un'infezione: la peritonite è risultata fatale». «Continua, inoltre, senza sosta - si conclude nella nota - l'attività di monitoraggio da parte della Forestale nelle aree frequentate dagli orsi per allontanarli dalle zone abitate».

LAV: FERMARE ESCALATION.  «Si tratta di un'emergenza, e va fermata l'escalation di violenza in atto, di reati che non sono solo contro gli animali ma contro tutti, contro lo Stato. Vittime, peraltro, specie particolarmente protette poichè a rischio di estinzione, per non parlare degli altri animali». Per questo la Lav chiede al Ministro dell'Interno, Angelino Alfano di disporre per domenica prossima, «come misura di sicurezza pubblica», il blocco dell'apertura della stagione di caccia. «Un'attività - sostiene la Lav - che somma, per di più, decine e decine di morti e feriti umani ogni anno, anche laddove esercitata legalmente. L'orso marsicano trovato morto venerdì scorso in Abruzzo è stato infatti ucciso a fucilate. Una vittima che va sommata a quelle registrate in Toscana, più di dieci lupi e canidi uccisi in pochi mesi».

«I risultati dell'indagine necroscopica sull'orso abruzzese non hanno lasciato dubbi - sottolinea la Lav nella nota - grazie alla loro esecuzione da parte dell'Unità Forense Veterinaria del Ministero della Salute presso l'Istituto Zooprofilattico di Grosseto, lo stesso che finalmente, ieri, è stato incaricato delle analisi sulla morte dell'orsa Daniza in Trentino».

CONDANNA DEL PARCO. «Fermare la mano dell'uomo». Così il presidente del Parco d'Abruzzo Lazio e Molise, Antonio Carrara che chiede «pene esemplari». Secondo i dati, la popolazione di orso marsicano cresce e si attesta sui 50-60 esemplari. «Il fatto che l'orso sia morto con un colpo di arma da fuoco è una cosa gravissima», dice. «Il mio Paese non è contrario alla presenza degli orsi. Ci andrei cauto con le accuse che addossano a persone del posto la responsabilità della barbara uccisione». 

«Bisogna capire - dice Carrara - dove e quando sono stati sparati i colpi anche perchè quasi sistematicamente troviamo nella maggioranza degli orsi che collariamo o che visitiamo, pallini sparati da fucili da caccia. E poi mi sembra strano che all'inizio si parli di presunto avvelenamento per poi scoprire - prosegue Carrara - che l'orso è stato ucciso a fucilate. Come mi sembra altrettanto strano che, nella prima ricognizione, non siano notate le ferite provocate dai pallettoni nel fianco dell' animale». Carrara parla poi del ruolo del Parco in questo specifico caso di Pettorano: «Fuori dalla nostra area - sottolinea il presidente del Pnalm - non abbiamo possibilità di alcun intervento che ci deve essere richiesto dalle forze di polizia competenti sul territorio. Fino ad oggi nessuno ha chiesto la nostra collaborazione pur avendo dato piena disponibilità, mettendo a disposizione le nostre conoscenze e le nostre risorse scientifiche e di controllo del territorio».

«COME UN REATO MAFIOSO». «Chi ha commesso questo atto così grave, molto simile a un reato mafioso, possa avere una punizione esemplare». Così il sindaco di Pettorano sul Gizio, Giuseppe Berarducci, dopo la notizia dell'uccisione. «Sono molto amareggiato e mi preoccupo del futuro, sia di quello dei miei concittadini e sia degli animali protetti», continua il sindaco in un vero e proprio sfogo. «La Riserva del Monte Genzana che ricomprende anche il nostro Comune, è stata istituita da tanti anni e tutti i pettoranesi l'hanno accolta con grande positività. Nessuno - sottolinea il primo cittadino di Pettorano - avrebbe mai immaginato che un orso, diventato simbolo della riserva, potesse essere ucciso all'interno del territorio comunale. Chi ha commesso questo atto così grave, molto simile a un reato mafioso, possa avere una punizione esemplare». «Pur tuttavia - precisa il sindaco - c'è da evidenziare che a Pettorano, la contemporanea presenza di tre orsi, due maschi e una femmina, non si era mai verificata e che bisognava attivare per tempo azioni incisive per evitare quello che poi è accaduto».

«L'auspicio - conclude Berarducci - è che tutte le componenti istituzionalmente preposte intraprendano le dovute iniziative per assicurare nell'immediato futuro e per sempre, la sicurezza dei cittadini di Pettorano e degli altri paesi della zona e la sicurezza degli animali protetti, non lasciandoci soli a fronteggiare un problema più grande delle nostre possibilità».

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