La sfida dei borghi una scommessa vincente

Chiude il festival dei piccoli centri che ha richiamato migliaia di visitatori Navelli, Santo Stefano di Sessanio e Castel del Monte alla ribalta nazionale

CASTEL DEL MONTE. Sembra un po’ il Tibet e un po’ la prateria americana, infatti la saga degli spaghetti western «Lo chiamavano Trinità» è stata girata qui: un susseguirsi di canyon di terra bianca, colline d’un verde aspro, di arbusti bruciati dal vento, valli a perdita d’occhio; poi montagne rocciose e boschi di pini.

Il modo migliore per conoscere Castel del Monte è arrivarci alle spalle, dallo stupefacente altipiano di Campo Imperatore. Ma lo è anche salire e scendere le strette scalinate del borgo fortificato, percorrere i caratteristici sporti ricavati dalla roccia, attraversare le piazzette dove si affacciano balconi e finestre di case in pietra e palazzotti che portano i segni di una civiltà agro-pastorale antica. Le scalinate e le piazzette che in estate diventano il palcoscenico di suggestive rappresentazioni teatrali. Ambienti naturali unici e tesori di archeologia che stimolano interesse e curiosità.

Questa varietà di bellezze rappresenta il mondo dei borghi più belli d’Italia, un municipalismo diffuso e vitale, che per tanti versi si apre ancora a fatica ma che pure simboleggia le nuove mete di un turismo che va crescendo, nonostante le difficoltà e le ristrettezze economiche imposte da una crisi che morde ogni settore.

«L’idea che sorregge il mondo dei borghi italiani è la valorizzazione dei piccoli centri, che sono ai margini degli itinerari classici dei visitatori ma rappresentano veri e propri capolavori di architettura. Sono i tesori su cui far leva per calamitare turisti assetati di arte e storia, e rappresentano oggi l’unica alternativa al turismo tradizionale», spiega Fiorello Primi, presidente del club dei Borghi più Belli d’Italia. «Non solo la bellezza del borgo, che è caratteristica essenziale, ma pure la qualità della vita dei suoi abitanti, la socialità e la qualità dell’ambiente sono le cose che più sono apprezzate». Eccola, dunque, la geografia dei Borghi, la mappa di un’Italia nascosta però viva e pulsante pur tra mille difficoltà, che scommette sulla bellezza dell’ambiente, l’identità, la storia e la qualità. E punta sull’affermarsi di idee nuove, come per «l’albergo diffuso» di Santo Stefano di Sessanio, un esempio da esportazione dove si mescolano cultura contadina, architettura medioevale, un progetto di restauro con attenzione del borgo medioevale gestito come un albergo, con servizi di alto livello che attirano stranieri e vip da tutto il mondo.

Ma anche sulla tradizione, come i particolari prodotti caseari di Castel del Monte, la coltura delle lenticchie a Santo Stefano e a Navelli dei ceci e dello zafferano Dop.

Questo mix di tradizione e novità è l’avventura che ha animato il Festival nazionale dei Borghi più belli d’Italia che si è svolto a Castel del Monte, Navelli e Santo Stefano di Sessanio dal 5 all’8 settembre, presenti con i loro stand e delegati oltre cento comuni provenienti da tutte le regioni in rappresentanza dei 216 piccoli paesi d’Italia associati al club dei Borghi.

Quattro giorni di iniziative, un calendario ricco di appuntamenti istituzionali e spettacoli che hanno proposto la tipicità dei borghi. Si è trattato di un evento unico per la nostra regione che per la prima volta ha ospitato la manifestazione e insieme l’edizione internazionale del Festival «Les plus beaux villages de la terre» con la partecipazione di delegazioni straniere. Un’occasione per presentare l’«Abruzzo minore», quello dei piccoli paesi, dei centri storici medievali, una mappa della bellezza e dell’autenticità.

Comuni, «minori» solo nelle liste dell’anagrafe, ma che rappresentano la maggioranza dei municìpi, ricoprono la metà del territorio regionale e custodiscono gran parte delle chiese, delle dimore storiche, dei prodotti tipici e delle tradizioni.

Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio e Navelli hanno risposto con entusiasmo, con le loro tipicità, le botteghe rimesse a nuovo, le singolarità storiche e architettoniche, la ricchezza delle eccellenze gastronomiche che hanno calamitato per quattro giorni migliaia di visitatori. Più che una vetrina dell’orgoglio, il Festival dei Borghi è stata la prova di un futuro possibile che i nostri piccoli grandi comuni hanno voluto mettere in campo contro i teorici del declino. Contro anche gli effetti distruttivi del terremoto dell’aprile 2009, le difficoltà e le lentezze della ricostruzione.

In Abruzzo, un po’ per la denatalità, un po’ per la forza d’attrazione dei centri maggiori dove di più sono le opportunità di lavoro per i giovani, sono decine i paesi che rischiano l’abbandono. Nel borgo antico di Castel del Monte e nella cornice medievale di Santo Stefano di Sessanio e Navelli, paesi simbolo della bellezza nascosta, è andata in scena la sfida degli ottimisti della volontà al partito della rassegnazione.

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