La storia della Marsica in un romanzo

Viteliù di Mastronardi, alla scoperta delle radici e della nostra identità attraverso le capacità divinatorie dei nostri avi
AVEZZANO. Ve l’immaginate il popolo marso co-protagonista di un romanzo storico? Leggete “Viteliù- il nome della libertà” di Nicola Mastronardi e lo scroprirete. La presentazione del libro è avvenuta in municipio ed è stata organizzato dall’associazione culturale “Adsumus Quoque”, con il patrocinio del Comune di Avezzano. Sono intervenuti: l’assessore alla Cultura, Eliseo Palmieri, il presidente dell’associazione, Antonio Di Legge, il dirigente scolastico dell’Istituto superiore “Torlonia-Bellisario”, Ilio Leonio, Alberto Santucci, attore del Lanciavicchio (in qualità di voce narrante). Ha coordinato i lavori della presentazione del volume la vice presidente di “Adsumus Quoque”, Maria Paola Giorgi. Noi studentesse del corso di giornalismo del liceo classico abbiamo chiesto all’autore di approfondire alcuni temi.
Come si è regolato per il reperimento delle fonti?
«Io ho la fortuna di dirigere una biblioteca storica e, quindi, ho a disposizione molte fonti: quella principale è stata Livio. Poi bisogna conoscere, almeno per quanto riguarda i Sanniti, un libro che si chiama "Il Sannio e i Sanniti" di Salmon. Sui Marsi la questione delle fonti è più frastagliata. Poi ci sono le fonti che nessuno si aspetta: il territorio stesso. Infine, ce n'è un'altra ancora più nascosta: la testimonianza dei miei nonni contadini».
Perché un romanzo storico e non un saggio? E perché ha scelto proprio questo periodo di storia romana? Ha fatto studi classici?
«No, ho fatto lo Scientifico, ma ho sempre provato un grande amore per la storia. Ho scelto di scrivere un romanzo storico, perché uno dei miei obiettivi era quello di cercare di far venir fuori un minimo di identità di questo territorio. Attraversando l'Abruzzo e il Molise ho scoperto la storia dei Sanniti e da qui è nata questa passione, che poi ho voluto comunicare in un libro che fosse efficace anche tra i giovani del luogo e non solo. Il romanzo mi è sembrato il mezzo più adatto per ricostruire e comunicare la nostra storia».
Il viaggio fatto da Marzio e dal nonno lascia anche trasparire un grande amore per la natura e per gli animali. Da cosa è scaturita questa passione?
«La passione è nata grazie ai cavalli, quello straordinario strumento che ha accompagnato l'uomo per cinquemila anni. Questo mezzo mi ha avvicinato alla natura ed è stato un tramite non solo fisico, ma anche psicologico».
In che misura la nascita della nazione italica può essere messa in rapporto con la formazione del concetto di nazione italiana?
«Lo scontro politico, e poi addirittura armato, tra le popolazioni italiche e Roma, non solo ha cambiato la storia, ma ha fatto emergere la comune origine di questi popoli. Si sono trovati ,quindi, davanti alla necessità di scegliere un simbolo e lo hanno ricercato nella loro mitologia di figli del toro: vitelios. Da questo termine deriva la parola "viteliù", della quale, la traduzione latina è Italia».
Nell’epoca della globalizzazione lei ribadisce in maniera molto forte il senso di appartenenza alla propria nazione. Forse teme da parte degli italiani la perdita della propria identità nazionale conquistata con tanta fatica?
«Siamo tutti figli di una civiltà pastorale: conoscere la nostra storia ci insegna ad essere più consapevoli delle nostre radici. Noi abbiamo fatto la storia d’Italia, non dimentichiamolo».
Con l’episodio della sacerdotessa, che offre la propria vita in cambio di quella del giovane Marzio, lei ha voluto mettere in evidenza le arti magiche e divinatorie di cui erano capaci le antiche popolazioni locali?
«I Marsi erano famosi per essere indovini e maghi. Qualcuno ha parlato di livello onirico di questa storia. Io sono molto attratto dall’extrasensoriale e per questo ho voluto inserire più episodi di questa dimensione, come l’esperienza di premorte vissuta dal giovane Marzio».
Dora Cichetti, Maria Teresa Maccallini, Irene Vitale, Nicole De Angelis, Francesca Giannini, Irene Scipioni.
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