La vita in map e Case «C’è gente che cerca il cibo tra i rifiuti»

Atto d’accusa dell’ambientalista Liberatore: «Il Comune è assente e per le famiglie povere è dura sopravvivere»

L’AQUILA. Le ha dato persino un titolo “Cronache dai bassifondi aquilani”. Ora, in quella che è insieme una fotografia della vita di tutti i giorni in un qualsiasi agglomerato urbano post-terremoto e un atto d’accusa la fotografia “scattata” da Carla Liberatore, nota ambientalista residente nelle abitazioni provvisorie, è impietosa. «È bene che la gente sappia», dichiara, «che oltre la nostra porta di casa, fra pareti dorate per chi se lo può permettere, c’è un intero popolo di sconosciuti che lottano per sopravvivenza nella nostra città. Ci sono persone che vanno nei cassonetti dell’immondizia a cercare cibo commestibile fra quello che viene gettato nei supermercati all’ora di chiusura».

«Parte della nostra gente infatti», aggiunge, «è stata ridotta a questo da dopo il terremoto in un territorio che già da prima non era ricco ma ora è più che mai povero, soprattutto è mestamente impoverito da decenni di amministrazioni operate in favore di chissà cosa e chissà chi e a discapito della gente, quella vera, quella che questa città ha veramente da sempre contribuito ad alimentarla e a renderla bella con le sue idee, con le sue creatività artistiche e di ogni altro genere».

ATTACCO AL POTERE. Non mancano stoccate polemiche al “potere”, inteso come chi amministra la cosa pubblica. «I nostri amministratori», continua la Liberatore, «depredando da sempre tutte queste ricchezze passate e presenti, non hanno mai tenuto conto che stavano amministrando un grande patrimonio culturale, storico, artistico, esoterico, sociale e popolare. Tutto ciò è sempre solo servito per vantarsi di quanto rappresentavano per appagare ancora una volta il loro smisurato ego fanatico e vanesio».

PROGETTO CASE E MAP. Anche nei confronti del progetto Case e Map il commento è perentorio: «Sono nati dopo il terremoto che ci ha distrutto l’anima, la mente, il corpo, la città e tutte le nostre vite. Dovevano accogliere coloro rimasti senza una abitazione e così in parte è stato ed è tutt’ora, se non fosse che non si sa bene per effetto di quale convenienza o in nome di quale legge, alcune persone assolutamente non abbienti sono state già sbattute fuori con ordine di sfratto esecutivo perché ree di non aver pagato mai nulla, senza che nessuno dei supervisori comunali si sia mai posto il dubbio di andare a vedere chi fossero queste persone e come vivesse questa gente. Gli sfrattandi sono in attesa di sentenze che spesso suonano come una condanna a morte, cioè vale a dire che quel poco di anima, di vita e di dignità, moriranno nel giorno in cui gli verrà tolta l’unica cosa che ancora gli rimane: una casetta di massimo 50 metri quadrati».

«D’accordissimo», continua, «con coloro che tuonano “In molti, pur potendo, non hanno mai pagato!!!”. Ebbene, quei molti benestanti che, pur potendo non hanno mai pagato, mi domando e dico: ma chi ce li ha messi in quelle case? E per questo tutti gli altri devono vivere in un regime di terrorismo sociale?

IL COMUNE. Non si fanno sconti nemmeno al Comune. «Ammetta una buona volta le sue mancanze», prosegue la Liberati, «e si assuma le proprie responsabilità senza far ricadere sempre tutto sui cittadini, i quali hanno imparato ormai da sei anni a questa parte che secondo i più alti vertici del Comune aquilano è sempre colpa di qualcun altro e mai di chi dovrebbe prendersi le sue dovute responsabilità.

SPESE CONDOMINIALI. «Negli ultimi mesi», dichiara ancora, «complici evidentemente delle casse comunali esigue, abbiamo assistito alla vergognosa quanto insensata. oltre che ingiustificata. richiesta del pagamento di spese condominiali che forse nemmeno ai Parioli sarebbero giustificate con una quota di minimo 30 euro ad appartamento fino a salire in base ai metri quadrati. Molti si sono affrettati a pagare tali spese pur di non avere noie altri hanno preferito agire diversamente, ma a coloro a cui era già stato fatto un conteggio o riconteggio del costo delle locazioni in base al reddito è stato detto che non bastava aver pagato tutti gli arretrati degli affitti e non bastava neanche aver pagato le vergognosissime spese condominiali in questione contemplate nell’art. 11 dell’ormai famoso comma 8 quinques della Legge di stabilità».

«Infatti», aggiunge l’ambientalista aquilana, «gli impiegati comunali hanno dovuto far presente ai meno abbienti che hanno provveduto in questi giorni a presentare la certificazione Isee che siccome è stata presentata in ritardo si sarebbero dovuti sobbarcare di un’altra cifra assurda da pagare anche ’comodamente’ a rate, pari al massimo dell’affitto previsto per Map e Case, e cioè 174 euro mensili per tutti i mesi di ritardo. Va da sè che le cifre complessive superino i 500 euro, richiesti ancora una volta a chi già fa salti mortali pur di sopravvivere».

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