La vita nelle “new town” in una ricerca medica 

Lo psichiatra Casacchia: «Problemi per la difficoltà di intessere relazioni sociali» I dati confermano uno stato di benessere in presenza di servizi essenziali

L’AQUILA. Dopo aver elaborato un decalogo per riscrivere le dinamiche all’interno dei 19 quartieri antisismici, il professor Massimo Casacchia già ordinario di Psichiatria all’Ateneo dell’Aquila elabora un'analisi-ricostruzione della vita in città in questi ultimi 10 anni, anche alla luce dei nuovi insediamenti. «Come noto», ricorda Casacchia, «da dicembre 2009 la popolazione aquilana che era accolta nelle tendopoli sparse sul territorio. Decine di migliaia di persone riuscirono a trovare progressivamente un’ospitalità gradevole e inaspettata in piccoli appartamenti, dotati di ogni comfort che erano stati costruiti con una velocità inimmaginabile grazie all’impegno giorno e notte delle maestranze che compirono il miracolo di consegnare gli appartamenti in tempi brevi dando la priorità alle famiglie con figli». Contemporaneamente si assistette alla costruzione di scuole antisismiche: in questo modo, pur con ovvi disagi e ritardi, fu possibile dare inizio all’anno scolastico 2009-2010 con un rilevante numero di studenti, felici di poter continuare il loro percorso scolastico e ritrovare i propri compagni, molti dei quali appunto erano riusciti a rimanere all’Aquila. «L’assegnazione delle abitazioni fu casuale», sottolinea il professore, «così le persone si trovarono ospitate in case molto confortevoli ma situate in località lontane da dove avevano sempre vissuto, in zone poco familiari o addirittura sconosciute. Pertanto molte persone vissero una percezione di spaesamento molto forte. Tale stato d’animo è stato studiato in molte ricerche scientifiche internazionali che avevano approfondito i vissuti delle persone terremotate, identificando con il termine di displacement una condizione frequentemente sperimentata dalle persone che rappresentava un fattore di rischio e di vulnerabilità nei riguardi di patologie mentali». A questo proposito, Casacchia si trovò a coordinare un'équipe di psichiatria universitaria, composta dalla professoressa Rita Roncone, dal compianto Rocco Pollice e da Maurizio Malavolta. La squadra era chiamata a monitorare molte delle 19 new town lo stato di benessere delle persone attraverso colloqui diretti e specifici questionari. «I dati dell’indagine riportarono, come previsto, uno stato diffuso di ansia e di demoralizzazione», spiega Casacchia, «e una percezione di perdita della coesione sociale, dovuta alla difficoltà di ricreare relazioni in un ambiente sconosciuto». Uno dei dati più interessanti dell’indagine è la correlazione tra stato di disagio psicopatologico e assenza di servizi essenziali, come una farmacia, un negozio alimentare, un’edicola, una fermata bus, uno studio medico e via dicendo. Infatti le persone che vivevano nei quartieri più prossimi ai servizi importanti, come quelle di Sant’Antonio, presentavano un migliore stato di benessere. (fab.i.)
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