L’Aquila accoglie il palestinese Mosa: «È stato un viaggio difficile. A Gaza la mia famiglia e i miei amici»

Grazie a una borsa di studio è scappato dalla guerra e ora frequenta l’ateneo del capoluogo
L’AQUILA. «È stato un viaggio molto difficile e stressante, affrontato con il dolore nel cuore per aver lasciato la mia famiglia e i miei amici a Gaza, il luogo in cui ho trascorso tutta la mia vita. Ma ora che sono arrivato all’Aquila, sono felice: qui posso continuare il mio sogno, riprendere a studiare e guardare avanti. Grazie Italia, grazie L’Aquila». Con queste parole Mosa Megdad, 26 anni, classe 1999, ha raccontato le emozioni del suo arrivo in Abruzzo, dove l’Università del capoluogo lo ha accolto offrendogli una nuova possibilità di futuro. Lo studente palestinese, che proseguirà il suo percorso accademico nel corso di “Applied Data Science”, ha trovato ospitalità nella foresteria universitaria e il sostegno di una borsa di studio messa a disposizione dall’Ateneo nell’ambito del programma promosso dalla Conferenza dei Rettori insieme ai ministeri degli Esteri e dell’Università. Il viaggio che lo ha portato in Italia è stato lungo e faticoso. Per raggiungere l’aeroporto di Amman, in Giordania, Mosa ha viaggiato 21 ore in autobus da Gaza, affrontando confini e controlli estenuanti. Solo dopo giorni di spostamenti ha potuto imbarcarsi sul volo di Stato che lo ha condotto a Roma. Ad attenderlo allo scalo c’era il professor Bruno Rubino, prorettore delegato all’internazionalizzazione, che ha seguito da vicino ogni fase del suo arrivo. Ieri mattina lo studente ha potuto finalmente riabbracciare la sorella, rifugiata in Belgio all’inizio del conflitto, e nelle prossime ore incontrerà anche il fratello, che da 14 anni vive in Svezia. Un ricongiungimento familiare che rappresenta un momento di speranza in una vicenda segnata da separazioni dolorose e forzate. L’arrivo di Mosa in Italia si inserisce nel drammatico contesto del conflitto in corso a Gaza, dove la popolazione civile continua a vivere sotto assedio, con gravi carenze di beni essenziali, servizi sanitari al collasso e un numero crescente di sfollati. Migliaia di giovani come lui cercano una via di fuga e un corridoio umanitario che permetta loro di sopravvivere e di non interrompere i propri studi. Le università italiane, attraverso progetti di solidarietà internazionale, stanno aprendo le porte a studenti provenienti dalle zone di guerra, offrendo non solo formazione ma anche protezione. Per Mosa L’Aquila rappresenta oggi un luogo sicuro, una nuova casa dove riprendere i libri e costruire un futuro che nella Striscia sarebbe stato negato. «La nostra comunità accademica – sottolineano dall’Ateneo – si impegna ad accompagnarlo passo dopo passo nel percorso di integrazione, garantendogli non solo opportunità di studio, ma anche il sostegno umano necessario per ricominciare». E presto un altro giovane palestinese raggiungerà l’Ateneo con la stessa borsa di studio, rafforzando un segnale concreto di vicinanza e di speranza.