L’aquila, morto in pieno centro: la perizia sarà decisiva

24 Ottobre 2025

Il 52enne Ullasci era deceduto dopo un alterco: la Corte d’assise dispone nuovi accertamenti. Due condanne in primo grado

L’AQUILA. Un’ultima, definitiva, perizia medico-legale. Solo poi si potrà scrivere la parola fine sull’omicidio di via Fortebraccio. Lo ha deciso la Corte di assise d’Appello dell’Aquila, presieduta dal giudice Alfonso Grimaldi, che ieri ha nominato il dottor Adriano Tagliabracci, professore ordinario di medicina legale all’Università politecnica delle Marche, chiamato ora a fugare ogni ragionevole dubbio residuo circa il nesso di causalità tra i colpi ricevuti il 22 marzo 2024 da Teodoro Ullasci - 52enne di origini sarde ma residente al Progetto Case di Tempera - e l’evento morte, poi sopraggiunto. I due autori di quell’iniziale alterco avvenuto nel pieno centro storico dell’Aquila, presto degenerato in aggressione, e infine segnato dal decesso del 52enne, erano già stati condannati otto mesi fa in primo grado alla pena di dodici anni di carcere ciascuno, perché entrambi riconosciuti colpevoli dei reati di omicidio preterintenzionale in concorso e anche di rapina. Quest’ultima peraltro messa a segno quando la vittima era ancora agonizzante. Con Carlos Omar Morales – 25enne di origini cubane, difeso dall’avvocato Giulio Agnelli – che in quell’occasione colpì la vittima una prima volta con un calcio all’altezza dell’addome, poi con un pugno in pieno volto, prima che quest’ultima crollasse a terra esanime. Il tutto mentre l’altro imputato, Alexandru Dumitru Balan, 38 anni, di nazionalità romena - a sua volta difeso dall’avvocato Giulio Michele Lazzaro - raccoglieva una pietra senza però scagliarla contro il 52enne, una volta appurato come ormai non ce ne fosse bisogno. Quindi la rapina, con i due che si avventano sulla vittima per frugargli nelle tasche, sottraendogli così portafogli e telefonino, per poi allontanarsi in fretta. Una sequenza di immagini, quella in seguito restituita dalle telecamere di videosorveglianza, che unita alle conclusioni della perizia del consulente del pm, dottor Giuseppe Calvisi, aveva infine inchiodato gli imputati alle loro responsabilità per via di quella fibrillazione ventricolare a giudizio dello stesso anatomopatologo innescata proprio da quel cazzotto, e infine risultata fatale al 52enne, che già versava in condizioni di minorata difesa. Anche se adesso è proprio sulle condizioni fisiche di Ullasci antecedenti a quella stessa aggressione che la difesa sta incentrando il suo ricorso in Appello. Con i difensori dei due imputati che ieri non hanno infatti mancato di ricordare come all’epoca dei fatti il fisico della vittima fosse «purtroppo già fiaccato da anni di tossicodipendenza e dall’abuso di alcol». Così come pure sono state poi ricordate le sue stesse caratteristiche anatomiche, confermate in sede di esame autoptico, con organi interni più pesanti della media. Dettagli su cui adesso sarà prodotta una nuova perizia, chiamata a precisare, una volta per tutte, «se possa o meno affermarsi, con elevato grado di probabilità, che l’evento morte sarebbe intervenuto a prescindere dalla condotta violenta subìta dalla vittima».  

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