Le donne che resistono Quattro storie in un film 

Assunta, Antonietta, Valentina e Patrizia protagoniste del lungometraggio “Io prometto” realizzato con una campagna di finanziamento dal basso

L’AQUILA. Assunta, Patrizia, Valentina e Antonietta. Quattro donne e una promessa: quella di restare sul territorio e reagire alle ferite del terremoto. Le loro storie formano il tessuto narrativo del documentario “Io prometto”. Un lungometraggio diretto da Cecilia Fasciani, la cui realizzazione e distribuzione sono supportate da una specifica campagna di crowdfunding divulgata attraverso la piattaforma Produzionidalbasso.com. Quattro vicende umane, conosciute, ascoltate e rievocate sulla pelle delle protagoniste, tra L’Aquila, Campotosto e Ussita. Località attraverso le quali i giovani film-maker si sono spostati con un camper. Una crew di tutto rispetto a cui lavorano anche il direttore della fotografia Giovanni Fania, l’assistente di produzione Matteo Mabilia, l’ingegnere del suono Giovanni Sfarra e l’operatrice Valérie Hubert.
La narrazione ruota attorno alle storie delle quattro protagoniste raccontando come hanno reagito e continuano a reagire alla tragedia, perché hanno deciso di restare, come hanno lottato e continuano a lottare ogni giorno. Inoltre, si parla anche di come hanno creato reti di solidarietà tra i paesi e le città colpite, come vengono promossi incontri, raccolte fondi, dibattiti. Esperienze tutte in continuo divenire.
Antonietta Centofanti è stata scelta per aver partecipato a tantissime lotte cittadine, dal 2009 in avanti. «Una donna che non si è mai arresa», viene spiegato dalla produzione, «con convinzione e la giusta dose di arroganza, quella necessaria a fare rumore, a farsi quantomeno sentire. Tanti anni spesi alla ricerca di giustizia per la vicenda della Casa dello studente, a oggi Antonietta è attiva in molti comitati cittadini, e continua la sua lotta, che poi è quella di tutti».
Patrizia Vita aveva un bed and breakfast a Ussita, nel cuore del Parco dei Sibillini. Un posto speciale. Poi è arrivato il terremoto e la struttura non esiste più. Ma Patrizia c’è ancora. «Non lasceremo mai sola questa terra», dice alle telecamere. «Non c’è un altro posto in cui vorremmo stare. Io qui mi sento a casa».
Valentina Valleriani è in prima linea con l’associazione “Donne TerreMutate”. Passo dopo passo, sono state fatte tante conquiste per portare avanti i loro progetti di solidarietà, e per ottenere lo spazio dove costruire la sede della Casa delle Donne.
La bottega di Assunta Perilli nacque dopo il ritrovamento di un antico telaio in legno della tradizione tessile di Campotosto. Da subito partì l’idea di non lasciare estinguere il mestiere della tessitura, che ha rappresentato per molte generazioni del paese motivo di sostentamento economico. Assunta, tornata a vivere in paese dopo aver frequentato l’università fuori, si conquista la fiducia delle donne anziane, che le insegnano i segreti di questa raffinata arte. E così da tutto il Centro Italia vengono per visitare la “Fonte della Tessitura”, per comprarne i tessuti e i vestiti unici fatti a mano. Ma il terremoto ha messo in pericolo tutto questo. Assunta non ha lasciato il suo paese. Lotta ogni giorno per ottenere una sede provvisoria per la sua attività, che, lei dice, «deve continuare a vivere a Campotosto».
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