Le finte lacrime dell'ex prefetto, Iurato: "Non parlo dell’Aquila"

Contattata al telefono: sto male, in questo momento sono la persona meno indicata a dire qualcosa sulla vicenda

L ’AQUILA. Al telefono la sua voce è irriconoscibile. E il tono è dimesso. Poche parole, quasi un lamento, quelle pronunciate ieri dall’ex prefetto dell’Aquila, Giovanna Maria Iurato. «La prego, sto male. Ho anche perduto da poco mio padre. Sono la persona meno indicata a dire oggi qualcosa sull’Aquila». Nessuna voglia di commentare quella telefonata intercettata dalla Procura di Napoli in cui raccontava al suo collega Francesco Gratteri di aver pianto lacrime finte davanti alle macerie della Casa dello studente. Una visita, in uno dei luoghi simbolo del terremoto, che – aveva aggiunto ridendo in quel colloquio telefonico – era stato suo padre “uomo di mondo” a consigliarle di fare. Tutto come in un set cinematografico. Ieri la Iurato è apparsa provata. Nessuna invettiva, nessun tentativo di difendersi (l’impresa, del resto, sarebbe davvero ardua) ma solo la richiesta, quasi una preghiera, di essere lasciata in pace. «Non ho letto i giornali, non so cosa hanno scritto. Sto troppo male, non sono in grado di risponderle». Fine della telefonata.

Ma non delle reazioni di sdegno e rabbia nei suoi confronti.

Per il gruppo consiliare dell’Idv, «indignazione a parte, è doverosa una riflessione di carattere più generale La signora Iurato prima di essere inopinatamente catapultata all’Aquila era già stata "chiacchierata" per presunti favoritismi ad imprese e per questo indagata. Era proprio necessario inviare all’Aquila una persona indagata? O forse è stato un grazioso regalo che l'allora ministro dell'interno, il leghista Maroni, ben noto amico degli aquilani, ha voluto riservarci? Ora diventa pregnante una semplice riflessione: dopo la parolaia e rituale gara di solidarietà per la tragedia del terremoto, perché non sono stati adottati seri e concreti provvedimenti legislativi, con finanziamenti certi? Perché il governo di allora, anziché interpretare trionfalistiche sceneggiate non ha adottato l’unico serio provvedimento, reclamato a gran voce dall'amministrazione, ovvero la tassa di scopo? A distanza di 4 anni comincia a essere evidente che è interesse di troppi mantenere in agonia la città per favorire carriere e affari di “maneggioni” di Stato e non. Per la signora Iurato», conclude l’Idv, «non è sufficiente l’interdizione dai pubblici uffici, i cittadini aquilani si aspettano che chi di dovere compia l’unico gesto possibile: la rimozione da tutti gli incarichi». Infine, in relazione alle intercettazioni in cui l’ex prefetto parla di «un colonnello dei carabinieri», emerge dalle carte e dai riferimenti temporali che non vi è alcuna possibilità di confusione con l’attuale vertice del comando provinciale dell’Aquila.

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