Licenziamento contestato La rivincita delle operaie

CASTELLAFIUME. Era stato accusato dai media di aver licenziato tre operaie poiché si rifiutavano di votare il nipote candidato sindaco. Si tratta del "patron" di un'azienda locale, la segheria Lam...
CASTELLAFIUME. Era stato accusato dai media di aver licenziato tre operaie poiché si rifiutavano di votare il nipote candidato sindaco. Si tratta del "patron" di un'azienda locale, la segheria Lam Sas di Castellafiume, mentre l'aspirante sindaco è l'attuale primo cittadino Domenico Mariani. Ora alcune testate giornalistiche (il Centro non è tra queste) sono state condannate dal giudice del tribunale di Avezzano, Francesco Lupia, a risarcire l’allora giovane aspirante sindaco Mariani (sconfitto a quelle elezioni ma diventato sindaco successivamente) per avergli causato la sconfitta alle elezioni e la segheria per aver procurato un danno di immagine. Le testate sono state condannate per diffamazione al pagamento di 300mila euro di risarcimento perché la notizia è stata ritenuta falsa ed è stato provato il danno all'immagine.
L'azienda e l'allora aspirante sindaco sono stati condannati invece al pagamento delle spese processuali perché avevano accusato falsamente le tre lavoratrici Valeria Mione, Katia e Sonia Di Nicola di aver diffuso la notizia. Era il 2008 e a Castellafiume si doveva votare la domenica successiva. Il candidato sindaco di quest'ultima lista era il nipote di Tomassino Lupiani, fondatore della segheria poi affidata ai figli, quindi già allora non più titolare. Di fatto non aveva il potere di licenziare le ragazze. Gli avvocati Moreno e Antonio Di Cintio difendevano le tre ragazze. «Siamo molto soddisfatti che il Tribunale, accogliendo le nostre motivazioni, abbia escluso ogni responsabilità delle tre lavoratrici nella divulgazione della notizia ritenuta diffamatoria». Valuteranno la possibilità di un risarcimento danni nei loro confronti. Fecero delle dichiarazioni sulla vicenda anche diversi parlamentari. Azienda e Mariani erano difesi dagli avvocato Leonardo Casciere e Angelo Guanciale.
Pietro Guida
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