Luca il sopravvissuto chiama la moglie

Lecce nei Marsi, a casa della famiglia Cornacchia: angoscia e poi gioia in paese

LECCE NEI MARSI. «Ditemi la verità, voglio la verità». Mamma Cesidia grida e va incontro alle divise verdi dei militari che entrano nel cortile di casa sua. Ha il dolore nel cuore e un brutto presentimento. Sono le 11 e a Lecce nei Marsi la notizia dell'attentato corre veloce. Tutti sanno che in Afghanistan c'è il caporal maggiore Luca Cornacchia, 31 anni, una vita spesa nell'Esercito. Istanti concitati, si pensa al dramma. Ma poi arriva la telefonata: Luca è sopravvissuto, è un miracolato.

SQUILLA IL TELEFONINO
Monica Cariola, la moglie di Luca Cornacchia, chiama la suocera. Ha appena parlato col marito, ricoverato nell'ospedale americano di Delharam. Il caporal maggiore è ferito a un piede e i medici l'hanno sottoposto a un intervento. È scosso, dolorante, ma vivo. E a Lecce nei Marsi queste ultime notizie prendono il posto dei brutti pensieri. Luca Cornacchia è l'unico sopravvissuto all'agguato costato la vita ai suoi quattro compagni. Il colonnello Remigio De Meo, del Gruppo supporto famiglia del comando militare dell'Esercito Abruzzo, si ferma a parlare con Cesidia Di Giandomenico, la mamma di Luca. Con loro anche il colonnello Claudio Maddalena, originario di Lecce, il comandante della compagnia dei carabinieri di Avezzano, Michele Borrelli, e il maresciallo Loreto Ferrari della stazione di Gioia dei Marsi.

COME IN PROCESSIONE
L'abitazione dei Cornacchia, su corso Italia, apre le porte al paese. Arrivano i vicini, gli amici, i parenti dell'alpino. Il cugino di Luca, Antonio Cornacchia, non smette di rispondere al telefono e a quanti gli domandano novità. Teresa, altra cugina arruolata nel 9º Reggimento alpini dell'Aquila, ha gli occhi lucidi. Arrivano il professore di scuola di Luca, Luigi D'Andrea, il sindaco Andrea Favoriti, l'assessore Gustavo Brunetti, il ragioniere del Comune, Paolo Macera, il barbiere Fernando Bernabale, l'avvocato Callisto Terra. Anche il nonno dell'alpino, Achille, 84 anni, si fa mezzo paese a piedi per cercare notizie sull'amato nipote. È mezzogiorno passato quando Lecce nei Marsi si ritrova in un cortile per testimoniare vicinanza e affetto alla famiglia.

CHI È LUCA
Luca Cornacchia, nato il 18 marzo 1979 a Pescina, è caporal maggiore scelto del 7º Reggimento alpini (Brigata Julia) di stanza a Belluno. Diplomato all'Istituto agrario di Avezzano, il giovane è da dieci anni nell'Esercito. È alla sua ottava missione internazionale, la quarta in Afghanistan (le altre in Kosovo). Sposato con Monica Cariola, di Avezzano, ha un bambino di due anni, Alessandro. I tre vivono a Roma ma sono molto legati alla Marsica. Il papà di Luca, Domenico Cornacchia, era un dipendente dell'azienda Saes di Avezzano. Il soldato ha due fratelli, Achille, maresciallo dell'Aeronautica, e Mario, agente di polizia penitenziaria in servizio in Umbria. Il caporal maggiore è partito per quest'ultima missione lo scorso 2 settembre.

DALL'ANSIA ALLA GIOIA
Cesidia Di Giandomenico, la madre dell'alpino ferito, mostra le foto di Luca, della moglie e del nipotino: «Ho trascorso momenti terribili. In nessun'altra missione avevo avuto paura. Stavolta però c'era un presentimento. Non dormivo la notte, quando andavo in chiesa a pregare avevo sempre le lacrime agli occhi. Non so cosa avrei fatto se mi avessero detto che Luca era morto. L'ho pensato, l'ho temuto. Quando ho visto arrivare i militari ho detto: ci siamo. Mi sono calmata dopo la telefonato di mia nuora. Ora non vedo l'ora di sentirlo. Voglio che torni presto e che non vada più all'estero. Ho chiesto al colonnello di mandarlo a Roma, vicino alla moglie e al figlio. Prego per il mio Luca, per i militari morti e per tutti i soldati nel mondo».

LA RABBIA DEL PAPÀ
Domenico Cornacchia, il padre di Luca, sfoga la tensione: «Questa è una guerra, non una missione di pace. Luca è un miracolato ma il mio pensiero va ai suoi compagni morti. Uno di loro, il pugliese, era un caro amico di mio figlio e aveva anche partecipato al suo matrimonio. Probabilmente Luca sarebbe tornato in licenza fra una quindicina di giorni. L'ultima volta l'avevo sentito domenica. Non vediamo l'ora di riabbracciarlo».

PARLA LA MOGLIE
Nel pomeriggio arriva a Lecce nei Marsi anche la moglie del caporal maggiore. Una giovane energica, piena di vita, che più di tutti spera di rivedere presto il suo Luca. «L'Esercito mi ha messo in contatto con lui», racconta al Centro, «ha raggiunto l'ospedale americano su un elicottero. È scosso, come lo siamo tutti. Ma Luca è forte e presto riabbraccerà anche il suo adorato bambino. Lo aspettiamo tutti». Nel pomeriggio, Monica riceve anche la telefonata del senatore Filippo Piccone. «Auguro una pronta guarigione al nostro conterraneo. È una giornata molto triste per il nostro Paese. Esprimo il mio profondo cordoglio ai familiari dei quattro militari uccisi nell'agguato». Un messaggio di solidarietà a Luca Cornacchia e alla sua famiglia è giunto poi da Antonio Del Corvo, presidente della Provincia dell'Aquila.

QUANDO IL RIENTRO?
I familiari aspettano di ricevere indicazioni sul ritorno in Italia del ferito. Probabilmente una data sarà decisa soltanto la prossima settimana. Luca Cornacchia trascorrerà un periodo di convalescenza all'ospedale del Celio di Roma prima di tornare a Lecce nei Marsi.

PRESTO UNA FESTA
Il Comune preparerà una festa di bentornato. «Luca è un miracolato, gli riserveremo una bella accoglienza», anticipa il sindaco Favoriti, «la nostra comunità ha tirato un sospiro di sollievo di fronte al disastro. Siamo vicini a Luca, alla sua famiglia e a quelle che piangono delle vittime. L'ennesima tragedia in Afghanistan dimostra che non c'è uno scenario di pace ma di guerra: le missioni vanno ripensate».

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