Macerie, il bluff della rimozione

Moroni accusa il Ministero: da febbraio tolte solo 10 mila tonnellate

L'AQUILA. La rimozione va avanti «a passi lenti e stanchi». Settantamila le tonnellate di macerie rimosse da agosto a gennaio, appena 10 mila quelle tolte da febbraio ad oggi, «da quando cioé» spiega l'assessore Alfredo Moroni «il Ministero ha deciso di accelerare i tempi».

«Con i tanti problemi che avevamo» afferma con una vena polemica l'assessore comunale all'Ambiente, Alfredo Moroni, «alla fine di gennaio erano state circa 70 mila le tonnellate di macerie che eravamo riusciti a rimuovere, per lo più nel centro storico. Poi il Ministero ha preso in mano la situazione con l'obiettivo di sveltire le cose. Ma da allora, nonostante i proclami, i lavori di rimozione stanno procedendo ancora più lentamente. Sono appena diecimila le tonnellate di macerie, frutto di demolizioni e opere per la messa in sicurezza degli edifici danneggiati dal sisma, tolte di mezzo. Allora il Ministero quantificò in due anni il tempo necessario per completare l'operazione di rimozione di tutte le macerie. Ora si è molto più prudenti su tempi e numeri. Certo è che quella accelerazione che si voleva imprimere non c'è stata. Così, come è venuta a mancare l'individuazione di altri siti per i depositi temporanei delle macerie che attualmente continuano ad arrivare solo all'ex Teges. E non si materializza neppure la soluzione di Barisciano, individuata dal Tavolo ambiente della Regione. Insomma» aggiunge Moroni «le difficoltà sono tutt'altro che superate».

Invece, così come conferma lo stesso assessore, sono sette (sei in città e uno nella frazione di Poggio Santa Maria) i punti dove è possibile selezionare le macerie. Il residuo viene poi conferito all'ex Teges.

«Ora» aggiunge Moroni «si sta predisponendo la rimozione dei detriti a Roio, Bazzano, Camarda, Bagno e Filetto. Ma il problema più grande è quello legato alle macerie che verranno prodotte dalle demolizioni. C'è bisogno di una più ampia e diversa organizzazione, nonché di nuovi siti».

L'unica nota positiva, per Moroni, il provvedimento che il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi ha firmato il 28 maggio scorso, dopo alcune settimane di gestazione. «In sostanza si dà la possibilità alle ditte che eseguono le demolizioni e i lavori di messa in sicurezza di conferire le macerie nei siti disponibili. Le stesse imprese potranno "muoversi" anche nelle aree di lavorazione o chiedere all'Asm cassoni ad hoc dove sistemare il materiale selezionato. Il tutto dovrà avvenire, così come sta accadendo ora» prosegue l'assessore comunale «sotto il controllo dell'Asm. Le ditte selezionano i "rifiuti", mentre i vigili del fuoco e i militari si occuperanno del trasporto. Ma occorreranno più uomini e mezzi per poter sveltire le operazioni. Il provvedimento firmato da Chiodi autorizza l'Asm ad acquistare nuovi mezzi e ad assumere altre persone, una trentina, che andranno ad aggiungersi alle 24 finora impegnate sulle macerie. Utilizzeremo anche una decina di dipendenti del Centro turistico del Gran Sasso attualmente in cassa integrazione. Tutto ciò avrà bisogno di un coordinamento e stiamo predisponendo un protocollo d'intesa tra le diverse aree del Comune coinvolte in questa operazione. Ma bisognerà definire al più presto anche la questione dell'ex Teges, che dovrà essere bonificata. E sarà necessario individuare al più presto nuovi siti. Mesi fa erano otto quelli in elenco, ma tutte quelle proposte - ad accezione di Barisciano - sono via via sfumate. C'è l'urgenza di trovare un sito dove poter conferire le macerie che si andranno a prelevare nei quartieri e nelle frazioni a nord ovest della città. La Regione avrebbe dovuto individuare le aree per lo stoccaggio delle macerie e quel compito è passato alla Struttura di gestione dell'emergenza. Ma finora tutto è fermo, inclusa l'attivazione del sito di Barisciano di cui c'è necessità visto che l'ex Teges ha ormai poca autonomia».

Una situazione difficile e che certo non si risolverà nell'arco di un paio di anni, come assicurato dal ministero dell'Ambiente. «Per quel che mi riguarda» conclude Moroni «posso solo dire di essere fortemente preoccupato. Il punto è che finora non si registra neppure grande sintonia tra tutte le forze in campo. Anzi, assistiamo al giochino del trasferimento di responsabilità da una parte all'altra. Mesi fa il Comune è stato insultato per "la lentezza" con la quale si stavano rimuovendo le macerie. Ora la situazione è ferma».

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