Macerie, il Comune non rinuncia all'ex Teges

L'assessore Moroni: andremo al Consiglio di Stato. Proposto un impianto mobile

L'AQUILA. Il Comune non molla l'ex Teges. L'Asm continuerà a portare le macerie nel buco di Pontignone. Anche oltre il 31 dicembre. Gli avvocati, intanto, impugneranno l'ordinanza al Consiglio di Stato. Questi gli esiti del supervertice dedicato al problema delle macerie.


LINEA DURA. Insomma, il pronunciamento dei giudici del Tribunale amministrativo regionale che hanno bocciato le procedure di esproprio del sito di Paganica accogliendo il ricorso presentato, per il tramite dell'avvocato Francesco Carli, dalla ditta «T&P», non scompone più di tanto chi le macerie sta cercando di rimuoverle, come può. Nel corso dell'incontro convocato in tutta fretta dal commissario Gianni Chiodi, che ha inviato il capo della segreteria Antonio Morgante a rappresentarlo, è emersa la necessità di arrivare a un nuovo provvedimento da parte della struttura commissariale. Un decreto oppure un'ordinanza che servano da un lato a sanare i vizi oggetto di censura da parte del Tar e dall'altro a prolungare la permanenza dell'Asm nell'area ex Teges anche oltre il termine del 31 dicembre 2011, seconda proroga in scadenza. «Non possiamo permetterci il blocco totale della rimozione e, di conseguenza, della ricostruzione», tuona l'assessore comunale all'Ambiente Alfredo Moroni. Presenti alla riunione rappresentanti degli uffici legali della Regione e del Comune, oltre al soggetto attuatore Giuseppe Romano, alla Sogesid e all'Asm rappresentata dal presidente Luigi Fabiani. E anche se «T&P» chiede che venga data esecuzione all'ordinanza, dalla riunione escono fuori nuove rassicurazioni.

TRITURATORE-BIS. «L'Asm», assicura il presidente Fabiani, «proseguirà a lavorare». Quindi i camion continueranno a entrare e uscire dall'ex Teges in attesa dei ricorsi successivi per via amministrativa. «Impossibile aspettare 10 mesi per una sentenza di merito. Rispettiamo tutto, ma certamente l'udienza, vista la particolarità della materia, avrebbe potuto essere calendarizzata anche prima». L'assessore Moroni conferma la volontà «di ricorrere al Consiglio di Stato». Tuttavia si stanno esaminando anche altre strade. Una di queste è l'acquisto di un secondo trituratore, un impianto mobile che potrebbe essere spostato di sito in sito a seconda delle necessità. Impianto in grado di procedere alla lavorazione in loco delle macerie derivanti da crolli e demolizioni, in maniera tale da poter rimettere a disposizione sul posto il materiale ricavato.

GLI ALTRI SITI. Restano in piedi le soluzioni di Barisciano, dov'era previsto un polo tecnologico pubblico, e della cava vicino alla Finanza. A Pizzoli i siti a disposizione sono stati opzionati da privati. Il progetto di Barisciano riprende quota, anche se l'apertura non è da considerarsi immediata e ci sono una serie di ostacoli da superare.

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