Macerie, il sito ex Teges scoppia
Bocciato terreno a Bagno per inondazioni, rimozione verso la paralisi.
L’AQUILA. Il sito ex Teges, un deposito temporaneo che chiude a dicembre salvo proroghe, è inadeguato e sta per scoppiare. Un altro ne era stato individuato, a Bagno, ma quando sembrava tutto pronto per sbarcare con gli impianti è arrivato lo stop per motivi idrogeologici e vincoli archeologici. E il Comune si è rimesso in cerca di un altro terreno libero e idoneo dove «lavorare» ciò che resta dei palazzi e delle case distrutte dal terremoto. Qualcosa come tre milioni di metri cubi che la legge equipara ai rifiuti solidi urbani. Il problema delle macerie continua a gravare sulla collettività. Se nessuno le rimuove, la ricostruzione non ripartirà mai. Se non c’è un sito dove stoccarle, le strade rimarranno inaccessibili. Insomma, «il problema dei problemi», per dirla con l’assessore all’Ambiente Alfredo Moroni.
CACCIA AL SITO. Dopo Bagno si cerca un altro terreno dove allestire l’impianto. «Un sito è saltato», conferma Moroni. «Ne stiamo trovando un altro insieme alla Protezione civile». Il capo del Dipartimento, Guido Bertolaso, rispondendo a una domanda sulle macerie, ha detto: «Lo smaltimento delle macerie deve seguire un suo corso. Come sapete, è affidato agli enti locali e noi garantiamo loro l’erogazione dei contributi economici che servono per risolvere il problema». Il Comune, però, ha le sua brave difficoltà a gestire la gran mole di macerie. Attualmente 30 dipendenti Asm lavorano al sito ex Teges ma il volume dei conferimenti ha subìto un decremento, visto che la rimozione, per ora, è a cura dei vigili del fuoco che sono impegnati anche in altre attività come i puntellamenti. E dunque nel sito non entrano più le 500 tonnellate al giorno di qualche tempo fa. Serve un soggetto che aiuti i pompieri a sgomberare la città dalle rovine. Ma il bando per la rimozione tarda a uscire. Il che ha provocato la reazione del sindaco Massimo Cialente, contenuta in una letteraccia scritta ai dirigenti comunali con un ultimatum: «Tirate fuori il bando entro venerdì».
PRIME 10 TONNELLATE. Intanto, per un bando che si aspetta, un altro è arrivato a compimento con l’aggiudicazione di una gara. Quella della rimozione delle prime 10 tonnellate di inerti che, dopo il trattamento, saranno prelevati e riutilizzati per i sottofondi stradali. Questo servizio lo paga il Comune coi soldi della Protezione civile e, quindi, della collettività. La base d’asta complessiva per il riutilizzo era di 190mila euro. La ditta marsicana Celi, che oggi firma il contratto, se l’è aggiudicata con il 27 per cento di ribasso.
DISCARICHE IN STRADA. Niente da fare, almeno per ora, neppure per i 12 siti provvisori nel territorio comunale annunciati il 3 ottobre scorso dall’assessore Moroni. I punti di conferimento controllati, dove i privati potranno portare i loro rifiuti fino a un massimo di 30 chili al giorno, sono stati individuati ma mancano i pareri di Asl e Arta per poterli installare. E le strade scoppiano, a ogni angolo, di tv color, mobili rotti, materassi e vecchie poltrone.
IL RISCHIO. A dicembre, se non si trova un sito alternativo e non ci saranno proroghe, l’ex Teges chiuderà i battenti. Se non c’è un terreno idoneo le macerie potrebbero finire fuori città con inevitabile aggravio di costi.

CACCIA AL SITO. Dopo Bagno si cerca un altro terreno dove allestire l’impianto. «Un sito è saltato», conferma Moroni. «Ne stiamo trovando un altro insieme alla Protezione civile». Il capo del Dipartimento, Guido Bertolaso, rispondendo a una domanda sulle macerie, ha detto: «Lo smaltimento delle macerie deve seguire un suo corso. Come sapete, è affidato agli enti locali e noi garantiamo loro l’erogazione dei contributi economici che servono per risolvere il problema». Il Comune, però, ha le sua brave difficoltà a gestire la gran mole di macerie. Attualmente 30 dipendenti Asm lavorano al sito ex Teges ma il volume dei conferimenti ha subìto un decremento, visto che la rimozione, per ora, è a cura dei vigili del fuoco che sono impegnati anche in altre attività come i puntellamenti. E dunque nel sito non entrano più le 500 tonnellate al giorno di qualche tempo fa. Serve un soggetto che aiuti i pompieri a sgomberare la città dalle rovine. Ma il bando per la rimozione tarda a uscire. Il che ha provocato la reazione del sindaco Massimo Cialente, contenuta in una letteraccia scritta ai dirigenti comunali con un ultimatum: «Tirate fuori il bando entro venerdì».
PRIME 10 TONNELLATE. Intanto, per un bando che si aspetta, un altro è arrivato a compimento con l’aggiudicazione di una gara. Quella della rimozione delle prime 10 tonnellate di inerti che, dopo il trattamento, saranno prelevati e riutilizzati per i sottofondi stradali. Questo servizio lo paga il Comune coi soldi della Protezione civile e, quindi, della collettività. La base d’asta complessiva per il riutilizzo era di 190mila euro. La ditta marsicana Celi, che oggi firma il contratto, se l’è aggiudicata con il 27 per cento di ribasso.
DISCARICHE IN STRADA. Niente da fare, almeno per ora, neppure per i 12 siti provvisori nel territorio comunale annunciati il 3 ottobre scorso dall’assessore Moroni. I punti di conferimento controllati, dove i privati potranno portare i loro rifiuti fino a un massimo di 30 chili al giorno, sono stati individuati ma mancano i pareri di Asl e Arta per poterli installare. E le strade scoppiano, a ogni angolo, di tv color, mobili rotti, materassi e vecchie poltrone.
IL RISCHIO. A dicembre, se non si trova un sito alternativo e non ci saranno proroghe, l’ex Teges chiuderà i battenti. Se non c’è un terreno idoneo le macerie potrebbero finire fuori città con inevitabile aggravio di costi.