Macerie, il sito ex Teges scoppia

10 Febbraio 2010

Impianto pieno, stop alla ditta che ha vinto l’appalto per il trasporto

L’AQUILA. «Completo». È il cartello che starebbe bene all’ingresso del sito ex Teges, l’unico dove, da 10 mesi, 30 dipendenti Asm a turno stanno lavorando, a mano, le macerie del terremoto. L’impianto scoppia a tal punto che la ditta che ha vinto il primo appalto per il trasporto di 15mila tonnellate non può lavorare.

L’APPALTO STOPPATO.
La storia dell’appalto assegnato ma non consegnato è solo un capitolo della questione-macerie, il «problema dei problemi», come ripete il prefetto Franco Gabrielli. Con un solo deposito temporaneo a disposizione, l’ex cava della Teges, in attesa dell’attivazione dei siti di Bazzano e Barisciano, e forse di Pizzoli e di Capestrano, e con le attuali forze in campo, è impossibile pensare di portare dentro altro materiale che non sia quello preso in carico dai vigili del fuoco. Una quota vicina alle 500 tonnellate al giorno. Almeno fino a quando non ci sarà il nuovo appalto «in uscita» per rimuovere gli inerti, cioè il materiale già trattato. «Sarebbe impossibile lavorarlo e si intaserebbe tutto il sistema», ammette candidamente l’assessore comunale all’Ambiente Alfredo Moroni.

E così, l’associazione temporanea d’impresa, tutta marsicana, Tekneko-Celi calcestruzzi aspetta ancora dal Comune la consegna dei lavori di un appalto regolarmente assegnato con bando. Un appalto da 200mila euro per togliere dalle strade e dalle piazze dell’Aquila e del suo circondario le prime 15mila tonnellate. I siti da liberare sono stati già individuati: piazza d’Armi, Santa Barbara, deposito Centi a Bagno, area industriale di Pile, via San Giuliano, Tempera e Sant’Elia. Ma se non si svuota prima l’ex Teges tutto rimarrà come ora. Cioè con 3 milioni di metri cubi di macerie immobilizzati, anche sotto la neve.

LE 8 DITTE. Dal sito ex Teges, finora, sono uscite soltanto 10mila tonnellate di inerti da riutilizzare nei sottofondi stradali. Il secondo appalto in uscita è comunque in dirittura d’arrivo. Sono otto le ditte che hanno fatto la loro offerta al Comune per prelevare altre 13mila tonnellate. Domani verranno aperte le buste e si conoscerà il nome della ditta che dovrà svuotare, almeno in parte, l’ex Teges. Un meccanismo lento, che si è attivato con ritardo, come hanno ammesso prefetto, Protezione civile, Regione e Comune. Con un solo sito per il trattamento si naviga a vista. Se non escono prima gli inerti non possono entrare le macerie. Il Comune, nominato soggetto attuatore dello smaltimento, punta a smaltire entro l’anno un milione di metri cubi. Ma i siti di Bazzano e Barisciano non saranno pronti prima di aprile.