«Macerie, pronti a violare norme europee»
Il commissario: se restano in strada non parte la ricostruzione.
L’AQUILA. «Se non ce la facciamo così, violeremo le normative europee. Sennò la ricostruzione non parte». Quattro milioni di tonnellate di macerie ferme sulle strade e sulle piazze imprigionano la città capoluogo e i centri devastati dal terremoto. La ricostruzione non parte e il suo timoniere Chiodi si dice pronto a sfidare persino le rigide leggi dell’Unione. Il sindaco di Pizzoli riceve l’avviso di garanzia per una storia di macerie e rilancia: «Largo ai privati».
CONTRO L’EUROPA. Se sarà necessario, «violeremo le norme europee visto che la ricostruzione non parte senza la soluzione del problema macerie», annuncia Chiodi, che aggiunge: «Stiamo cercando di fare il possibile con la normativa attuale e stiamo andando più veloci di quanto accaduto finora dal momento che, con le leggi in vigore, soprattutto quelle comunitarie, per l’autorizzazione di una discarica ci vogliono molti mesi.
Stiamo facendo miracoli se si considera la complessità delle norme europee e la grande difficoltà a ottenere deroghe. In attesa di modifiche da fare stiamo ottenendo il massimo con il quadro attuale». Chiodi ricorda che «i sindaci che si sono attivati hanno avuto avvisi di garanzia e questo fa capire le difficoltà a risolvere il problema, per il quale mi assumerò la responsabilità di fare decreti». In attesa del piano che, per il 2010, prevede lo smaltimento di un terzo delle macerie, i sindaci suddetti varano il fai-da-te.
PIZZOLI AVVISATO. Giovannino Anastasio è uno dei sindaci «avvisati». Colpa di un po’ di materiale edile ritrovato in uno dei 5 siti (sequestrato dai carabinieri) che il suo Comune, quello di Pizzoli, aveva messo a disposizione della Regione per ospitare le macerie. Quando sono andati a controllare, i tecnici hanno trovato la «sorpresa» nelle cave: qualcuno le aveva impropriamente utilizzate e il primo a pagare è stato proprio il sindaco, che ora, però, si smarca dal tavolo tecnico della Regione («Non ci vado più») e rilancia. «Io ho proposto 5 siti. Uno non è stato visto per niente. In due hanno riscontrato materiali edili. Uno l’hanno sequestrato ma sto aspettando che il giudice me lo liberi. Quello idoneo si trova a Villa Mazza, la vecchia cava dismessa nella parte alta del paese.
Questo è il sito che vuole la Regione. Ma io sono un po’ arrabbiato. Ho preso l’avviso di garanzia per la cava sequestrata. Un atto dovuto, dicono: l’abbandono dei rifiuti è colpa del sindaco. Non mi preoccupa affatto: dimostrerò la mia più totale estraneità. Le imprese non sanno dove scaricare e buttano la roba ovunque. Ma adesso faccio da solo. Le nostre cave sono nate prima del 1980, quindi non hanno bisogno di progetti né autorizzazioni: basta una dichiarazione d’inizio attività. Se il Comune vuole, può stipulare una convenzione col privato. Basta che rispetti le linee guida della Provincia. Fatte le dovute bonifiche, posso saltare la trafila che avevo tentato di fare. Io procedo così. Ho già delle richieste da parte di 3-4 ditte private, da Verona e da Roma. Io di macerie ne ho poche da smaltire, ma i miei siti accoglieranno quelle dell’Aquila».
LA POLEMICA. «Noi», prosegue il sindaco Anastasio, «non temiamo infiltrazioni. Seguiremo la legge, faremo dei bandi. Tutto sarà chiaro e trasparente. Ma ci vuole pure qualcuno che parta, con le macerie. Altrimenti non ricostruiremo nulla. Io cerco soldi per il mio Comune e ottengo il doppio risultato: ripristino i detrattori ambientali e creo un’entrata di cassa. Nelle cave di Pizzoli i privati che presenteranno progetti potranno smaltire macerie ma anche depositare inerti. I Comuni, alla fine, faranno da soli. A questo punto, visto che il tavolo regionale non decide e i tempi sono troppo lunghi, tanto che neppure ci vado più, faccio da solo. Il sindaco indagato ci ha messo tutta la buona volontà ma, adesso, va avanti per la sua strada».
BARISCIANO. Chiede di poter contare nelle scelte anche il sindaco di Barisciano Domenico Panone, nel cui territorio la Regione ha individuato tre siti disponibili. Il Comune dell’Aquila, intanto, vorrebbe curare solamente la gara per la gestione. Lasciando le altre incombenze alla Regione.

CONTRO L’EUROPA. Se sarà necessario, «violeremo le norme europee visto che la ricostruzione non parte senza la soluzione del problema macerie», annuncia Chiodi, che aggiunge: «Stiamo cercando di fare il possibile con la normativa attuale e stiamo andando più veloci di quanto accaduto finora dal momento che, con le leggi in vigore, soprattutto quelle comunitarie, per l’autorizzazione di una discarica ci vogliono molti mesi.
Stiamo facendo miracoli se si considera la complessità delle norme europee e la grande difficoltà a ottenere deroghe. In attesa di modifiche da fare stiamo ottenendo il massimo con il quadro attuale». Chiodi ricorda che «i sindaci che si sono attivati hanno avuto avvisi di garanzia e questo fa capire le difficoltà a risolvere il problema, per il quale mi assumerò la responsabilità di fare decreti». In attesa del piano che, per il 2010, prevede lo smaltimento di un terzo delle macerie, i sindaci suddetti varano il fai-da-te.
PIZZOLI AVVISATO. Giovannino Anastasio è uno dei sindaci «avvisati». Colpa di un po’ di materiale edile ritrovato in uno dei 5 siti (sequestrato dai carabinieri) che il suo Comune, quello di Pizzoli, aveva messo a disposizione della Regione per ospitare le macerie. Quando sono andati a controllare, i tecnici hanno trovato la «sorpresa» nelle cave: qualcuno le aveva impropriamente utilizzate e il primo a pagare è stato proprio il sindaco, che ora, però, si smarca dal tavolo tecnico della Regione («Non ci vado più») e rilancia. «Io ho proposto 5 siti. Uno non è stato visto per niente. In due hanno riscontrato materiali edili. Uno l’hanno sequestrato ma sto aspettando che il giudice me lo liberi. Quello idoneo si trova a Villa Mazza, la vecchia cava dismessa nella parte alta del paese.
Questo è il sito che vuole la Regione. Ma io sono un po’ arrabbiato. Ho preso l’avviso di garanzia per la cava sequestrata. Un atto dovuto, dicono: l’abbandono dei rifiuti è colpa del sindaco. Non mi preoccupa affatto: dimostrerò la mia più totale estraneità. Le imprese non sanno dove scaricare e buttano la roba ovunque. Ma adesso faccio da solo. Le nostre cave sono nate prima del 1980, quindi non hanno bisogno di progetti né autorizzazioni: basta una dichiarazione d’inizio attività. Se il Comune vuole, può stipulare una convenzione col privato. Basta che rispetti le linee guida della Provincia. Fatte le dovute bonifiche, posso saltare la trafila che avevo tentato di fare. Io procedo così. Ho già delle richieste da parte di 3-4 ditte private, da Verona e da Roma. Io di macerie ne ho poche da smaltire, ma i miei siti accoglieranno quelle dell’Aquila».
LA POLEMICA. «Noi», prosegue il sindaco Anastasio, «non temiamo infiltrazioni. Seguiremo la legge, faremo dei bandi. Tutto sarà chiaro e trasparente. Ma ci vuole pure qualcuno che parta, con le macerie. Altrimenti non ricostruiremo nulla. Io cerco soldi per il mio Comune e ottengo il doppio risultato: ripristino i detrattori ambientali e creo un’entrata di cassa. Nelle cave di Pizzoli i privati che presenteranno progetti potranno smaltire macerie ma anche depositare inerti. I Comuni, alla fine, faranno da soli. A questo punto, visto che il tavolo regionale non decide e i tempi sono troppo lunghi, tanto che neppure ci vado più, faccio da solo. Il sindaco indagato ci ha messo tutta la buona volontà ma, adesso, va avanti per la sua strada».
BARISCIANO. Chiede di poter contare nelle scelte anche il sindaco di Barisciano Domenico Panone, nel cui territorio la Regione ha individuato tre siti disponibili. Il Comune dell’Aquila, intanto, vorrebbe curare solamente la gara per la gestione. Lasciando le altre incombenze alla Regione.