Magneti Marelli, la Fiom boccia l'accordo

«Nessuna garanzia per i lavoratori, troppe diseguaglianze nella retribuzione»

SULMONA. No garanzie ai lavoratori e allo stabilimento, molti punti oscuri e diseguaglianze di retribuzione. Una bocciatura senza appello quella della Fiom-Cgil all'accordo firmato nei giorni scorsi sulla Magneti Marelli, che dà il via alla produzione per la Nuova Panda. I motivi del no sono stati elencati ieri in una conferenza stampa nella sede sulmonese del sindacato.

Secondo l'accordo saranno 96 delle 719 tute blu dello stabilimento che fa capo alla Fiat, a produrre bracci e traverse (basi del motore) per 1.300 automobili al giorno. Il nuovo patto prevede per la produzione il quasi raddoppio dell'investimento (da 5 a 8,5 milioni di euro) sulle linee produttive; ma anche l'aumento dei lavoratori impiegati, che salgono da 40 a 96. Col contratto stile Pomigliano, inoltre, salgono i turni lavorativi da 15 a 18 (inglobando il sabato nelle giornate ordinarie) e arrivano a 64 le ore di straordinario, rispetto alle 40 stabilite dal contratto nazionale, nelle quali è vietato lo sciopero.

Sono previste anche una deroga alle 11 ore di riposo fra un turno e l'altro e la clausola di responsabilità (già estesa a Mirafiori e Pomigliano), che vincola sindacati, Rsu e lavoratori al rispetto di tutte le clausole del contratto, pena la perdita di contributi e permessi sindacali. «Quest'ultimo è solo uno dei motivi del no ad un capolavoro di diseguaglianza», spiega Alfredo Fegatelli, segretario Fiom Cgil. «Non è chiaro che l'accordo riguardi solo chi produrrà per la Nuova Panda. Certo, l'investimento è importante, ma a Potenza sono stati investiti 8 milioni di euro in uno stabilimento di 147 dipendenti che farà 40 nuove assunzioni. Quell'accordo unitario lo abbiamo firmato, segno che non abbiamo alcuna posizione ideologica».

Secondo la Fiom in una stessa giornata si verrebbero a creare tre trattamenti economici diversi: lo stipendio ordinario per quelli della Panda; gli straordinari per chi dovrà fare più ore; 40 euro settimanali e 300 all'anno per chi farà manutenzione.

Pesante l'affondo alla Fim-Cisl e alla Uilm-Uil, firmatarie dell'accordo. «Non c'è stata trattativa e le altre sigle hanno mostrato la loro inadeguatezza accettando ciò che gli veniva imposto dall'azienda», accusa Fegatelli. In più la nuova produzione non abbatterà la cassa integrazione, che resterà aperta per più di 100 operai», interviene Pietro Campanella, Fiom. Lunedì alle 12 all'Apc la Fiom ha convocato un incontro sulla crisi del territorio.

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