ALTO SANGRO

Mancano i medici, la Asl chiede aiuto all'Esercito / REAZIONI E POLEMICHE

Un solo titolare quando servono 12 dottori per le tre sedi di Pescasseroli, Pescocostanzo e Castel di Sangro: turni affidati a incarichi provvisori

CASTEL DI SANGRO. I medici dell’Esercito per sopperire alle carenze sanitarie nell’Alto Sangro. Questa l’ipotesi al vaglio dell’azienda sanitaria Avezzano-Sulmona-L’Aquila che in queste ore ha avanzato la proposta per poter tamponare l’emergenza sanitaria nell’Abruzzo interno. Nei comuni di Pescasseroli, Pescocostanzo, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena e Barrea manca il servizio del 118 con ambulanza medicalizzata, il servizio di continuità assistenziale (cioè la guardia medica) ed i servizi sanitari dedicati alla popolazione residente non sono ritenuti all’altezza delle esigenze.

«Le criticità connesse al servizio di continuità assistenziale dell’Alto Sangro rappresentano una problematica legata alle note difficoltà nel reclutamento di personale medico che, come noto a tutti, rappresenta un problema diffuso in tutto il territorio nazionale», spiegano dalla direzione sanitaria guidata da Ferdinando Romano, «sul problema abbiamo profuso ogni sforzo per garantire continuità assistenziale al servizio della guardia medica delle aree interne. Già agli inizi dello scorso anno, erano stati pubblicati i 53 incarichi vacanti per le sedi di assistenza primaria ad attività oraria, note come guardia medica. Per le tre sedi di Pescasseroli, Pescocostanzo e Castel di Sangro, dei dodici medici necessari per coprire i turni risulta in servizio un solo titolare e il resto dei turni vengono affidati a incarichi provvisori, per cui a Pescasseroli risultano quattro incarichi vacanti, tre incarichi vacanti a Pescocostanzo e tre incarichi vacanti a Castel di Sangro». Da tempo, infatti, gli amministratori della zona lamentano l’assenza di medici di base e di pediatri e chiedono il ripristino del servizio di 118 con ambulanza medicalizzata e della guardia medica. 

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La proposta ha subito suscitato reazioni e polemiche.

Per il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci (Pd) "chiedendo l’intervento provvisorio dei medici dell’esercito, non solo si ammette il fallimento, ma si prende in giro la gente».

Il segretario generale della Cgil della provincia dell’Aquila, Francesco Marrelli, parla «gravità inaudita». Per Roberto Santangelo, vicepresidente del consiglio regionale «il rischio di dover fronteggiare una carenza di medici di medicina generale crea un danno all’utenza oltre che una disparità di trattamento sanitario a livello regionale».

Giorgio Fedele, consigliere regionale M5s: “La richiesta fatta dal direttore Romano è per i prossimi tre mesi, lasso di tempo che non è minimamente sufficiente a risolvere alcun tipo di criticità né a ripristinare l’ordine dei servizi ad oggi mancante. Novanta giorni che, però, servono a scavallare l’election day del 10 marzo, quello per il rinnovo del Consiglio regionale, termine scelto non a caso per deresponsabilizzarsi totalmente da qualsiasi altra iniziativa. La programmazione va fatta a monte e non a valle di una legislatura regionale. Un intervento di questo genere, oltre che essere offensivo verso i residenti che pagano le tasse perché la Asl1 dia loro garanzie e servizi e non il contrario, è altresì un pesante macigno sul flusso turistico che si riversa in zona. Ciò verrebbe inevitabilmente visto nell’ottica di un’area poco sicura, senza servizi minimi assistenziali e quindi non in grado di rispondere a urgenze sanitarie che potrebbero verificarsi in qualsiasi momento. Basta mortificazioni verso il nostro territorio e basta a essere trattati come cittadini di serie B”.