Marimpietri, un martire senza memoria

27 Marzo 2019

Militare e studente dimenticato da Avezzano, fu trucidato alle Fosse Ardeatine col capitano Fontana

Il 24 marzo del 1944 due dei 335 martiri trucidati dai tedeschi alle Fosse Ardeatine di Roma erano originari di Avezzano: il capitano dei carabinieri Genserico Fontana di 26 anni e lo studente universitario Vittorio Marimpietri di 27 anni, militare di leva, discendente di una nobile famiglia. Giovani brillanti e coraggiosi, animati da spirito di libertà e convinti antifascisti, fecero parte di bande armate per la lotta clandestina. Sebbene per vicende distinte tra loro, vennero entrambi arrestati dai tedeschi – su delazione di spie – e reclusi a Regina Coeli con l’accusa di appartenere al fronte clandestino della Resistenza. Subirono lunghi mesi di privazioni, torture e violenze, rifiutandosi di collaborare con il nemico, mantenendo sempre un assoluto silenzio, mostrando grande senso dell’onore e di fedeltà alla Patria.
Genserico Fontana, ufficiale dell’Esercito aveva combattuto sul fronte greco e nel 1943 venne trasferito nell’Arma dei carabinieri; è stato insignito di medaglia d’oro al Valor militare alla memoria, la sua famiglia era originaria di Avezzano e per questo gli è stata intitolata la caserma dei carabinieri e la strada adiacente che da via Mazzini va a piazza Risorgimento.
Vittorio Marimpietri era nato e vissuto a Avezzano e apparteneva ad una famiglia nobile sia da parte di padre che di madre (Vetoli); aveva frequentato l’Università “La Sapienza” di Roma, ma con l’avvento della Seconda guerra mondiale venne arruolato nel Regio esercito e inviato a combattere sul fronte russo, dal quale tornò con i piedi congelati e sofferente di ulcera. Fu quindi congedato con la proposta di assegnargli una eventuale medaglia d’argento al Valor militare.
Marimpietri, pur subendo lo stesso martirio del capitano Fontana, non ha mai ricevuto riconoscimenti e onorificenze né dallo Stato italiano e né dalle amministrazioni comunali della nostra città succedutesi dal dopoguerra ai giorni nostri. Una “dimenticanza” che andrebbe sanata quanto prima, se non altro per riconoscerne il martirio e onorarne la memoria, come è stato fatto per il compagno di sventura capitano Genserico Fontana.
(* giornalista)
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