Maturità da sfollati, prove solo orali

Gli studenti assicurano: dopo gli esami frequenteremo l’Università nella nostra città.

L’AQUILA. Con le immagini della notte tra il cinque e il sei aprile ancora negli occhi, dopo aver trascorso più di due mesi fuori casa, nelle tende o sulla costa, spesso senza neanche poter recuperare i libri per studiare, i maturandi aquilani ieri hanno affrontato la prima giornata degli esami di Stato. Una prova dalle modalità completamente differenti rispetto agli anni precedenti, e a quelle degli altri colleghi abruzzesi, per far fronte al disagio creato dal terremoto. Niente scritti, quindi, ma solo interrogazioni orali (che si protrarranno fino ai primi giorni del prossimo mese). Esami che si svolgono nelle tende o nelle poche strutture risparmiate dal sisma, all’interno del polo scolastico di Collesapone. I quasi 900 maturandi aquilani vengono esaminati dal consiglio di classe secondo un calendario stabilito nei giorni scorsi dalle singole commissioni.

Che qualcosa è cambiato si legge chiaramente nelle loro espressioni. Alle spalle hanno una città devastata che però dicono di non voler abbandonare. Ora più che mai, vogliono rimanere nei luoghi dove sono nati, lì vogliono frequentare l’Università e sperano che le loro case vengano ricostruite presto. La tensione prima di sedersi sui banchi nelle tende è la stessa di sempre, ma gli argomenti di cui si parla al loro esterno non riguardano solo le materie d’esame. Quando si rincontrano dopo mesi, i ragazzi tornano ad abbracciarsi e prima di chiedersi «hai studiato?» si domandano «state tutti bene?». La prima giornata di esami è lunghissima. Inizia alle prime ore del mattino: da ogni zona della città, dalla costa e dall’entroterra abruzzese gli studenti si riversano a Collesapone.

Prima di cominciare le prove non manca qualche problema: «Alcuni commissari non hanno voluto sostare all’interno delle strutture assegnate alla scuola (nella palestra dello Scientifico) e per questo è stato necessario utilizzare delle tende all’esterno che erano vuote» spiega Natale De Angelo, preside del liceo Scientifico rimasto in città per assistere agli esami. «Fortunatamente nei giorni precedenti ne erano state montate di più di quelle necessarie». Risolte le difficoltà pratiche, tra le 8.30 e le nove si dà il via agli esami. Nella sola mattinata ogni commissione esamina cinque alunni. Altrettanti vengono interrogati nel pomeriggio. Le commissioni sono formate dal consiglio di classe e da un presidente esterno. Ogni alunno ha ricevuto, in base alla media di ammissione all’esame, un credito di massimo 25 punti e può averne fino a 75 per la prova orale.

Chi ha almeno 15 punti di credito e 70 all’orale, inoltre può ricevere dalla commissione un bonus di cinque punti. «Gli insegnanti hanno dimostrato un gran senso di attaccamento al mestiere» commenta De Angelo «nonostante la situazione particolarmente difficile, infatti, la maggioranza non ha rinunciato agli esami per non creare difficoltà ai ragazzi». Le prove, che andranno avanti fino ai primi dieci giorni del prossimo mese, si svolgono solo oralmente. «La decisione del ministero ci è sembrata opportuna» aggiunge il preside «le commissioni interne, infatti, pur non avendo elementi di valutazione scritta, possono giudicare i ragazzi in base al loro percorso scolastico. Certo questo tipo di esame, auspicabile in un momento di emergenza, non è un modello da proporre per altre occasioni». Valerio Scarsella, classe quinta A Meccanica dell’Itis è il primo della mattinata ad essere esaminato dalla commissione.

La sua abitazione non ha avuto lesioni gravi a seguito del terremoto, ma dorme in tenda dal sette di aprile. «Preparare gli esami in queste condizioni non è stato facile» spiega «il tempo per studiare è stato davvero poco, ma gli insegnanti sono stati comprensivi. Cosa farò a settembre? Resto all’Aquila. Voglio fare Ingegneria e certo non vado fuori. Anche in un container, ma spero di poter seguire le lezioni in città». È dello stesso parere il compagno, Daniele Tempesta, il secondo ad essere interrogato dalla commissione. Da aprile ha seguito le lezioni sotto le tende a Collesapone. «Ma non abbiamo fatto tutte le materie» spiega «ci è stato utile soprattutto per preparare il percorso da portare agli esami».

La famiglia di Anita Cirilli, dell’istituto d’Arte, invece, ha posizionato una roulotte vicino casa e lì vive dal giorno dopo il sisma. «Ho potuto recuperare tutti i libri» dice soddisfatta «infondo meglio questo esame che quello tradizionale». Sarà interrogata lunedì, ma è già visibilmente preoccupata, Silvia Palumbo dell’Itas (Istituto tecnico per le attività sociali). «Ho studiato, nonostante il terremoto» assicura «ma avevo lasciato la maggior parte dei libri sotto il banco prima del sisma e la nostra scuola è stata chiusa». Dice di essere più preoccupato per la casa che per gli esami, Guido Leli, dell’Itis. «Forse è da abbattere» spiega «siamo riusciti a riprendere solo qualcosa.

Per lo più ho studiato sul computer che ci ha fornito il ministero, tramite Internet. Ma non è facile. Spero che la ricostruzione sia veloce, io voglio restare all’Aquila». Anche Alessandro Iovinelli, del liceo Classico, ha seguito le lezioni in tenda. «Ma il tempo per studiare» ammette «è stato poco. I professori, comunque, hanno capito la situazione. Adesso quello che mi preoccupa sono i tempi della ricostruzione». È ancora rattristato per non aver fatto in tempo a partecipare alla gita dell’ultimo anno, Marco De Santis, del Cotugno. «Dovevamo farla dopo il terremoto» racconta «ma non è stato possibile. Chi lo avrebbe mai immaginato un ultimo anno così?».