Medaglie della Liberazione Onore a 16 partigiani

Il prefetto consegna le onorificenze, tutte le cerimonie sotto la neve

L’AQUILA. Si chiamavano Carmine Centofanti (Sulmona), Elia Cornacchia (Lecce nei Marsi), Lucio Berardinelli (Castel di Sangro) e Domenico Di Pietro (Pratola Peligna). Tutti giovani uccisi dai nazifascisti mentre combattevano per la libertà dei loro paesi, delle famiglie, dell’Italia intera, deceduti nella lunga guerra, e per i quali i figli, o i parenti, o i sindaci dei loro Comuni di origine hanno ricevuto la medaglia alla memoria dalle mani del prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, alla sua ultima festa della Liberazione prima di lasciare per andare in pensione, tra sei mesi. È stato proprio questo il momento più significativo della Liberazione celebrata all’Aquila sotto una fitta neve e una temperatura gelida che ha fatto ripiombare la città nel freddo inverno. Ma il maltempo non ha fermato le cerimonie in tutto l’Aquilano.

LE MEDAGLIE. Oltre ai quei giovani scomparsi sotto il fuoco nemico sono stati premiati in prefettura, con la medaglia della Liberazione, altri 12 anziani ex combattenti. Sono Giancarlo Cantelmi di Celano, Guido Cistersiense, Guido Pallozzi, Ennio Pantaleo, Ubaldo Grossi e Ilio Di Iorio (di Sulmona), Igino D’Aroma (di Rocca di Mezzo), Pasquale D’Emilio (di San Pio delle Camere), Raffaele Di Pietro (di Pettorano sul Gizio), Arnaldo Ettorre e Celso Nardecchia (dell’Aquila), Aurelio Nardelli (di Avezzano). «La memoria di quei giorni deve essere conservata e trasmessa alle giovani generazioni», ha commentato il prefetto Alecci.

NOVE MARTIRI. Dopo l’omaggio ai caduti della Banca d’Italia davanti all’ex stabilimento Thales Alenia, a Pile, la giornata dedicata alle commemorazioni del 25 aprile nel capoluogo è entrata nel vivo alle 9,30 a piazza Nove Martiri, la piazzetta ancora imprigionata dai segni del sisma e della polvere di una ricostruzione lontana dall’essere conclusa, dedicata all’eccidio dei giovani aquilani. Nove ragazzi tra i 18 e i 20 anni che avevano deciso di sottrarsi alla guerra unendosi ai partigiani e che il 23 settembre 1943 vennero catturati sulle montagne di Collebrincioni e fucilati dopo essere stati costretti a scavare due fosse comuni.

VILLA COMUNALE. «Non dobbiamo cessare, in questa giornata, di pensare al dramma enorme che stanno vivendo uomini, donne, bambini e anziani che finiscono tutti i giorni sulle nostre coste. Lo scenario complesso che vediamo in Europa con il ritorno di guerre terribili, o di movimenti xenofobi di estrema destra, è lo stesso che 75 anni fa portò alla Grande Guerra». Così ha commentato il sindaco Massimo Cialente durante la cerimonia al monumento ai Caduti alla Villa Comunale. Alle 10,30, davanti alle autorità politiche, militari e religiose (tra cui il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, la senatrice Stefania Pezzopane, il parlamentare Filippo Piccone, l’assessore Pietro Di Stefano e numerosi sindaci), c’è stato l’alzabandiera del picchetto d’onore e la deposizione di una corona d’alloro al monumento che ricorda i caduti militari e civili di tutte le guerre. Intenso il momento della lettura affidata al cappellano militare don Claudio Recchiuti. Questa sarà l’ultima celebrazione del 25 aprile, dopo 16 vissute da prefetto, per Alecci. «Un onore che lo Stato mi ha dato», ha detto, commentando «la grande partecipazione». Un appuntamento con la storia «per il quale L’Aquila ha una sensibilità più viva».

ONNA. Assume un significato particolare l’omaggio ai caduti nella frazione che ha pagato il tributo più alto al terremoto del 2009. Proprio la tragedia del sisma ha dato alla comunità onnese e alla Germania la possibilità di recuperare uno strappo con la storia: quello dell’uccisione di 17 persone (il più giovane aveva 15 anni, il più anziano 53) l’11 giugno del 1944. I tedeschi lasciarono vittime e macerie per le quali ci sono voluti 65 anni per ricostruire. Poi è arrivata la furia del terremoto e l’occasione per la Germania di riscattare una macchia troppo pesante. Oggi i tedeschi sono tornati per aiutare e tra le attività finanziate dal governo tedesco, c’è la ricostruzione della chiesa dedicata a San Pietro Apostolo.

ALTRE COMMEMORAZIONI. Tra le altre cerimonie per la commemorazione della strage nazifascista è stata molto sentita dalla popolazione anche quella nella piccola frazione di Filetto, mentre è tornato in tutta la sua suggestione l’evento promosso oltre 30 anni fa dal parlamentare e dirigente comunista Alvaro Jovannitti, che rinnovò nel rudere di Casale Cappelli, nella montagna di Assergi, la targa di marmo ai caduti della Grande Guerra. Da allora si ripete ogni anno una cerimonia suggestiva, con un piccolo corteo che da Collebrincioni percorre i luoghi della storia partigiana fino alla Vallata del Vasto. Una corona di fiori è stata deposta ieri mattina nel silenzio e nel raccoglimento a Casale Cappelli, il luogo dello scontro armato tra i partigiani e i soldati tedeschi, in cui il 5 maggio del 1944 perse la vita Giovanni Vicenzo.

Marianna Gianforte

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