Mensa dei poveri, nessuno stop ai lavori

Bertolaso: «Decido io». La struttura sorgerà in piazza d’Armi. Il Comune: è provvisoria

L’AQUILA. Nessuno stop ai lavori per la mensa di Celestino. Al termine di una giornata convulsa, torna il sereno sull’opera da realizzare in piazza d’Armi, finanziata dai lettori del Centro. Dopo le parole di Bertolaso («Decido io») anche i consiglieri riottosi hanno ceduto.

BERTOLASO.
«La mensa si farà a piazza d’Armi», aveva ribadito il capo della Protezione civile. «Ho registrato, da parte del sindaco Massimo Cialente, la piena disponibilità a risolvere il problema entro 24 ore. Del resto, sono ancora io il commissario per l’emergenza e ho la piena responsabilità dei progetti portati avanti dal Dipartimento. In passato sono stato criticato per aver preso decisioni da solo, con scarso senso democratico. Una volta tanto lo faccio veramente. Se è vero che per le prossime 72 ore sono ancora io al comando, posso assicurare che la mensa si farà secondo il progetto previsto».

I CAPIGRUPPO. Con le parole di Bertolaso nelle orecchie, si è riunita la conferenza dei capigruppo convocata in tutta fretta per sanare il «pasticcio». E chiamata a pronunciarsi sul dietrofront di alcuni di quegli stessi consiglieri che pure avevano votato un provvedimento, un ordine del giorno, che dava il via libera alla localizzazione. Alla conferenza dei capigruppo ha partecipato anche l’avvocato Francesco Valentini, presidente della commissione Territorio, organismo che aveva tentato, invano, di bloccare i lavori dell’opera. «La mensa si farà», conferma il consigliere comunale del Pd Valentini, «ma si è ribadito che si tratta di una struttura provvisoria. Impossibile fermarla, visto che i lavori sono stati già iniziati e che Bertolaso ha fissato anche la data per l’inaugurazione, il 6 aprile. Ma è importante aver ribadito il carattere di provvisorietà di quest’opera e anche del mercato ambulante perché la vocazione naturale di piazza d’Armi è per verde e attività sportive».

IL CONSORZIO. Durissimo, a trattative ancora aperte, l’intervento di Paolo Giorgi, braccio destro di padre Quirino Salomone. «Siamo profondamente colpiti dalla insipidezza amministrativa del Comune dell’Aquila». La mensa, che prima del terremoto distribuiva oltre cinquanta pasti caldi al giorno e che ora, secondo padre Quirino, ha una lista d’attesa di potenziali ospiti pari a 300 persone, cinque volte tanto, non ha lavorato in questi dieci mesi a causa dell’inagibilità della sede di via dei Giardini. «La priorità», scrive Giorgi, «era costruire uno spazio alternativo. Abbiamo protocollato la prima domanda di realizzazione della mensa nel mese di agosto 2009, dovendo cambiarne il posizionamento per ben cinque volte a causa delle indecisioni del Comune.

Di qui la scelta di piazza d’Armi, che è stata l’ultima di questa serie di localizzazioni non andate a buon fine, di cui si è fatto carico l’intero consiglio comunale. La Protezione civile ha avviato l’opera, ma purtroppo», commenta Giorgi, «il progetto è ostacolato da interessi e previsioni di casse dei tanti contabili e burocrati intorno all’area di piazza d’Armi. Un’area che fino al 6 aprile era considerata la discarica della “città bene” che non la degnava neanche di quell’ordinaria e doverosa manutenzione della pista che caparbiamente l’Atletica L’Aquila chiedeva di valorizzare».

CIALENTE. «Il progetto è riconfermato, ma a piazza d’Armi si farà quello che sta scritto nel mio programma: impianti sportivi, parco e tutt’al più un auditorium. La mensa, dunque, è provvisoria e dovrà essere smontata così come gli ambulanti dovranno tornare in piazza Duomo. Faremo un Masterplan per piazza d’Armi».