SULMONA

Metanodotto, per la Regione si può fare. Ed è bufera su Marsilio

Via libera nella riunione del Governo. Gli ambientalisti gridano al tradimento: "Cancellati 15 anni di lotte". Acerbo (Rc) e M5s: "Una vergogna". Il presidente si difende: "Esprimendo incompatibilità avremmo detto il falso"

SULMONA. La Regione Abruzzo dice sì al metanodotto Snam. Andando contro il parere espresso dal consiglio regionale e provinciale e contro gli stessi territori interessati, il rappresentante della Regione Abruzzo, su mandato del presidente Marco Marsilio, ha dato il proprio assenso alla realizzazione dell’opera. Una decisione che apre la strada alla costruzione del metanodotto ma anche alla centrale di compressione che, secondo il progetto della Snam, dovrebbe nascere proprio a Sulmona, in località Case Pente. E questo mentre nell’area industriale del capoluogo peligno è in fase di ultimazione una centrale turbogas della stessa potenza di quella a servizio del metanodotto Snam. Due centrali che andrebbero a creare un impatto devastante sulla Valle Peligna.

«Il dato più significativo della riunione di ieri indetta dal Governo per l’autorizzazione del metanodotto Snam Sulmona-Foligno, è stato il “si” di Marsilio», afferma il Comitato dei cittadini per l’ambiente. «Marsilio ha finalmente gettato la maschera ed è uscito completamente allo scoperto mostrando tutta la sua noncuranza verso i cittadini e le istituzioni».

Solo due giorni fa, in una lettera aperta, i consiglieri regionali Pietrucci, Paolucci e Scoccia, avevano chiesto a Marsilio di ribadire il no precedentemente espresso all’unanimità nelle delibere di Comuni, Provincia e Regione. «Ma con questo sì», afferma il portavoce del comitato, Mario Pizzola, «tutto è stato buttato via come carta straccia e, con questo tradimento, sono stati cancellati 15 anni di lotte contro un’opera totalmente inutile e disastrosa per il nostro territorio e per l’intero Appennino centrale».

«La posizione assunta dal presidente Marsilio è di estrema gravità - proseguono gli ambientalisti - non solo è vergognosa sul piano etico-politico, ma è anche illegale. Infatti, nessun atto è stato adottato dal Consiglio regionale che sia diverso da quelli votati fino ad oggi, tutti contrari e tutti approvati alla unanimità. Così come non c'è stata nessuna consultazione con i Comuni i quali - come ha fatto presente il sindaco di Sulmona Gianfranco Di Piero - hanno la titolarità del territorio e la responsabilità della salute e della sicurezza dei cittadini. Per questo porteremo il caso all'attenzione della magistratura».

Fortemente critico con la Regione anche il segretario di Rifondazione comunista-Sinistra europea, Maurizio Acerbo: «Marsilio ha pugnalato alle spalle i cittadini della Valle Peligna che da 15 anni si mobilitano contro un’opera devastante e inutile. Ridicolo che si dica che lo studio sismico sia rinviato a dopo l'autorizzazione», sottolinea Acerbo. «Si cerca di giustificare il progetto con la guerra in Ucraina ma si tratta di una colossale truffa perché la rete di trasporto interno del gas nel nostro paese è ampiamente sovradimensionata. La realtà è che si tratta di un appetitoso progetto da 2 miliardi di euro che poi saranno i cittadini a finanziare con le bollette. Invece della transizione ecologica si continua sulla strada del fossile e dei mega-appalti». 

Per la senatrice pentastellata Gabriella Di Girolamo, «è semplicemente vergognoso che il presidente della Regione e tutta la sua giunta continuino a non mettere la faccia sul metanodotto che rischia di avere un impatto disastroso sull’Abruzzo interno».

E nella serata di ieri è intervenuto lo stesso governatore Marco Marsilio con una nota: «È ora di finirla con le mistificazioni. Alla riunione convocata dal ministero, la Regione aveva il compito e il dovere di esprimere la compatibilità dell’opera con alcune precise normative tecniche e con determinati strumenti pianificatori. Non potevamo testimoniare il falso dicendo che l’opera contrasta con le norme e con questi strumenti pianificatori, quando l’istruttoria degli uffici certifica il contrario. Se avessi costretto i nostri uffici e i nostri dirigenti a dire il contrario avrei commesso un reato e avremmo prodotto in quella conferenza un vero e proprio falso ideologico». «Chi è andato a fare politica in una sede tecnica ha solo dimostrato per l’ennesima volta i propri limiti culturali, politici e morali. D’altronde è ora di finirla con questa recita: se il partito democratico nelle persone del sindaco di Sulmona e del “presidente emerito” (che si permette di partecipare a una riunione nella quale non ha nessun titolo ne è stato invitato) vuole sfiduciare Cingolani e il governo che sostiene con molta determinazione la necessità di realizzare quest’opera, invece di prendere in giro i cittadini di Sulmona della Valle Peligna votino la sfiducia al ministro Cingolani e al governo Draghi che ne sostiene l’azione. Tutto il resto sono chiacchiere vuote».