Microspie nelle case, oggi il giudice decide sull’arresto del barista

L’Aquila. È il giorno dell’interrogatorio di garanzia per il 56enne accusato di aver piazzato delle telecamere nei bagni degli inquilini di una palazzina
L’AQUILA. Ci saranno il pm Andrea Papalia, il gip Giulia Colangeli e l’avvocato Roberto De Cesaris. E poi ci sarà lui, G.G., il 56enne accusato di interferenze illecite nella vita privata di un numero ancora imprecisato di persone, non si sa ancora da quanto tempo, né in cambio di cosa. Dubbi, questi, che soltanto l’unico indagato per lo scandalo delle microspie rinvenute nelle intercapedini di nove appartamenti di sua proprietà – da tempo affittati a decine di inquilini – potrà chiarire proprio a partire dall’interrogatorio di garanzia previsto oggi in tribunale, alle 9.30. Starà a lui chiarire di fronte al giudice il perché di quegli occhi elettronici, tutti puntati sugli ambienti più intimi. Così come il motivo di quel collegamento – rigorosamente in presa diretta – capace di proiettare tutto sul suo telefonino, dove infatti bastava uno scroll per sbirciare camere da letto e bagni, con tutto ciò che si muoveva al loro interno. Tanto che oggi, dopo quella prima segnalazione partita da una studentessa e subito raccolta dagli agenti della polizia – che hanno poi sottoposto tutti gli ambienti a perquisizione – le denunce delle persone potenzialmente violate nelle propria intimità minacciano di moltiplicarsi giorno dopo giorno. A tremare, infatti, non solo chi, fino a pochi giorni fa – anche solo incidentalmente – ha frequentato uno qualunque di quegli appartamenti alla periferia Ovest, ma anche quelli che li hanno abitati in un passato più e meno recente (uno dei vecchi inquilini che visse proprio in uno di quegli appartamenti fino alla fine del 2023 si dichiarò al Centro «terrorizzato» dall’eventualità che le sue immagini intime possano essere già state diffuse sul web, comprese quelle della sua compagna, assicurando che avrebbe presentato denuncia contro ignoti in un comune del Nord Italia, dove si è nel frattempo trasferito). Dal punto di vista delle persone offese, tutto ruota intorno a quest’ultimo dettaglio. La loro speranza è infatti quella che le immagini siano solo finite nell’archivio privato del 56enne, deus ex machina di una pratica sì illegale, ma destinata a rimanere nella sua esclusiva disponibilità. E non che si sia trattato, invece, di un’operazione finalizzata al solo scopo di procurarsi il materiale da destinare poi a peso d’oro su apposite piattaforme voyeuristiche. Le stesse che, a oggi, vantano un fiorente mercato online. Oggi il giudice potrebbe decidere se accogliere la richiesta del pm e disporre gli arresti domiciliari per l’indagato.

