11 novembre

Oggi, ma nel 1806, a Napoli, in piazza del Mercato, per volere di Napoleone Bonaparte, al potere del regno filofrancese formato il 30 marzo precedente e formalmente retto dal fratello maggiore Giuseppe Bonaparte, veniva impiccato Michele Arcangelo Pezza, ovvero “Frà Diavolo”, originario di Itri, in quel di Latina, di 35 anni, già colonnello delle truppe partenopee, reo del ruolo di agitatore e capo-massa nell’insorgenza antifrancese. Ma soprattutto di non aver voluto porre la propria esperienza al servizio dei francesi. Il malcapitato, degradato, era stato fatto vestire con l’uniforme di brigadiere dell’esercito borbonico, e per scherno aveva il brevetto di duca di Cassano appeso al collo. L’esecuzione destava enorme scalpore anche fuori dai confini della Penisola. Il corpo senza vita, sfigurato, verrà lasciato appeso alla forca fino alla sera quale monito alla popolazione contro ogni ulteriore tentativo di ribellione. Era stato catturato, grazie alla delazione d’un banale pizzicagnolo al quale s’era dovuto rivolgere spinto dai morsi della fame, l’1 novembre precedente, a Baronissi, in provincia di Salerno, dal padre del romanziere di Besançon Victor Hugo, il colonnello Joseph Léopold Sigisbert Hugo. Aveva sulla testa la taglia di 17mila ducati. Per anni rimarrà tra gli studiosi il dubbio sul vero ruolo di Pezza: feroce bandito nel contesto del Mezzogiorno di fine Settecento o fulgido patriota difensore dei Borboni dall’usurpazione transalpina? Il giorno prima dell’esecuzione capitale, il 10 novembre, a Castel Capuano, era stato condannato in fretta e furia alla pena di morte dai componenti del Tribunale straordinario riuniti nello sbrigativo, ma pomposo processo. Verrà sepolto, per interessamento di Ferdinando IV, il “Re lazzarone” -che era decaduto dal trono all’ombra del Vesuvio proprio quel 30 marzo 1806 e s’era rifugiato a Palermo col suo seguito, nella Chiesa degli incurabili. Il carisma di Pezza verrà sottolineato anche nel romanzo “La Sanfelice” di Alexander Dumas padre, che uscirà a puntate anche sul quotidiano napoletano “L’indipendente”, da lui fondato, dal 10 maggio 1864 al 28 ottobre 1865. L’opera arriverà poi nel Belpaese raccolta in volume col titolo “Luigia Sanfelice”, in edizione tradotta nella lingua di Dante Alighieri da Curzio Siniscalchi, nel 1945 per i tipi dell’editore Lucchi di Milano. Del 1933, prima per le sale cinematografiche a stelle e strisce e poi anche in edizione tricolore l’anno successivo, sarà la trasposizione per il grande schermo (nella foto, la locandina), in forma di commedia, in bianco e nero, da 90 minuti nella versione definitiva dopo la première da 117, con Stan Laurel “Cric” e Oliver Hardy “Croc”, ovvero “Stanlio” e “Ollio”, con Dennis “King” Pratt nel ruolo di Frà Diavolo marchese di San Marco, per la regia di Harry “Hal” Roac senior. Il lungometraggio, che riscuoterà gran successo, sarà basato sul lavoro teatrale, con soggetto del compositore Daniel Auber e libretto del drammaturgo Eugène Scribe, con prima rappresentazione il 28 gennaio 1830, all’Opéra Comique di Parigi, e debutto italiano del 29 dicembre 1866, al Teatro della Pergola di Firenze.

